Lo avete notato? Fini è ormai afflitto dal virus B

Ha tradito Berlusconi, odiato Bossi, corteggiato Bersani e scelto Bocchino. Errori che lasciano il segno: il leader del Fli si sta consumando a vista d’occhio. Ormai teme di finire come Bertinotti: dopo la presidenza della Camera il nulla...

Lo avete notato? Fini è ormai afflitto dal virus B

RomaSmunto e incattivito, Fini sembra malato. Potrebbe essere afflitto dal cosiddetto virus B, morbo che sta consumando lui e la sua gracile creatura politica. B come Berlusconi. Gianfranco ha sognato di distruggerlo ma alla fine Berlusconi sta distruggendo lui. Assieme all’acerrimo amico Silvio, Fini ha fondato il Pdl ma solo obtorto collo, bollando l’operazione come «comica finale». Poi s’è ricreduto pensando ai vantaggi elettorali e in extremis è salito sul predellino incassando parlamentari, sottosegretariati, ministeri, posizioni di potere per la sua An e la presidenza della Camera per sé. Poi ha pensato che Berlusconi fosse al tramonto e, a sangue freddo, ha cominciato a colpire a palle incatenate l’alleato. Controcanto su tutto, stillicidio quotidiano fino a provocare lo strappo definitivo e l’addio al Pdl. Ha studiato a tavolino il momento della spallata definitiva ma alla fine la spalla se l’è slogata Gianfranco. Con la mozione di sfiducia andata a vuoto lo scorso 14 dicembre ha perso battaglia finale, parlamentari, credibilità e pure la faccia.
B come Bossi. Da sempre temuto e odiato, il Senatur è stato uno dei bersagli preferiti di Gianfranco. Quando ancora andava a braccetto con Berlusconi, Fini soffriva del rapporto privilegiato che Silvio aveva con l’Umberto. Roso dall’invidia e geloso dell’intesa che Bossi ha sempre avuto con Tremonti, nel 2004 Gianfranco arrivò perfino a pretendere e ottenere la testa del superministro dell’Economia pur di dare un dispiacere al Senatur. Quella volta Berlusconi cedette. Di recente, tornato al suo posto un Tremonti blindato proprio dalla Lega, Fini è tornato a sparare a mitraglia sul Carroccio. Nel mirino: quote latte, tagli lineari, federalismo, fondi Fas bancomat di Bossi, cultura di zotici a cui non importa nulla di quello che accade a sud del Po. Fini ha picchiato duro su Bossi salvo poi, esigenze di spregiudicatissima tattica, cercare di lisciargli il pelo e di sedurlo con offerte bislacche: «Molla Berlusconi e ti diamo il federalismo e anche il premier. Per noi Maroni va benissimo». Bossi non ha ceduto, l’asse con Berlusconi s’è rinsaldato e Fini ha perso anche su questo fronte.
B come Bindi e Bersani. Pur di disarcionare il Cavaliere, Fini s’è spostato talmente a sinistra da prefigurare una santa alleanza perfino con il Pd. Il famoso governo del «Ttb», tutti contro Berlusconi, capace di affascinare gli alchimisti della Prima Repubblica e i supertifosi dell’esecutivo tecnico, magari benedetto da Napolitano. Peccato che a furia di considerare a torto il Cavaliere in coma e di sognare di staccargli la spina, il Fli s’è spinto su posizioni pericolosamente vicine ai Di Pietro e ai Bersani. Tanti futuristi moderati non hanno digerito l’operazione e hanno cominciato a dire addio al Fli. Adesso Fini cerca di correre ai ripari dicendo che lui no, non è e non vuol essere di sinistra. Ma ormai la sinistra lo insegue. La Bindi lo adula: «Collaboriamo per ricostruire l’Italia». Bersani già lo abbraccia: «Il patto con il terzo polo si farà». E i mal di pancia delle colombe futuriste tornano a farsi sentire.
B come Bocchino. È il suo indiscusso braccio destro: scaltro, furbo, svelto, instancabile organizzatore, collettore di finanziamenti meridionali, devoto e brutale. Bocchino è quello che incarna meglio il suo livore antiberlusconiano ed è per questo che Gianfranco gli ha messo in mano le chiavi del partito. Il guaio è che la mossa gli è costata e gli costerà cara. Lo ammette, candido, Urso: «La linea politica dei falchi ha avuto un prezzo: 4 deputati e 4 senatori in meno».


Insomma, il virus B sta massacrando Gianfranco che ora teme di far la fine del suo predecessore a Montecitorio. Nel 2008, a termine del suo mandato come presidente della Camera, il leader della Sinistra arcobaleno non riuscì a mandare in Parlamento nemmeno un uomo. E quel leader si chiamava Bertinotti. Con la B.

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