«Aveva minacciato di farsi esplodere»

da Roma

Il dirottamento di martedì non aggrava i «delicati problemi di sicurezza» legati alla prossima visita di Benedetto XVI in Turchia. Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, nell’informativa al Senato sulla vicenda del Boeing turco in volo da Tirana ad Istanbul dirottato a Brindisi. Il viaggio del Pontefice in Turchia è stata subito una chiave di lettura del dirottamento. Ma il ministro ha gettato acqua sul fuoco. «Tutti - ha rilevato Amato - abbiamo in mente la visita del Santo Padre tra qualche settimana in Turchia e in relazione a quella visita, che certo presenterà delicati problemi di sicurezza, è difficile vedere in questo episodio qualcosa che aggrava quei problemi di sicurezza». Il ministro ha quindi ricostruito l’episodio, sottolineando la singolarità dell’autore, Hakan Ekinci, 30 anni, solo e per di più disarmato. «A quanto si capisce - ha proseguito Amato - questo personaggio ha approfittato di un momento, e ce ne sono tanti, anche all’inizio di un volo, in cui l’hostess ha aperto la porta della cabina e si è infilato dentro. Deve aver detto al pilota due cose: che lui stesso si sarebbe fatto esplodere se il pilota non avesse eseguito i suoi ordini e che suoi complici nella cabina passeggeri avrebbero fatto esplodere l’aereo». In verità ha agito da solo, ma questo si è saputo solo a vicenda finita. Il motivo del dirottamento, ha rilevato Amato, «era quello di far giungere una sua missiva al Papa, ma non è stato trovato in possesso di alcuna missiva. Aveva però dato al comandante un promemoria in cui asseriva di dirottare l’aereo allo scopo di consegnare una lettera al Papa».

L’episodio, secondo Amato, «ha messo in evidenza forse la fragilità dell’aereo turco davanti a un dirottamento, ma, al contrario, una buona efficienza del nostro sistema di prevenzione e sicurezza in caso di dirottamento».

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