Politica

Aviaria, i consumi crollano del 70% Finora persi 650 milioni di euro

Il virus arriva in Svizzera. Il governo: allevamenti di pollame soltanto al chiuso. Altri due casi di contagio in Germania

Elisabetta Pisa

L’emergenza dell’influenza aviaria si propaga in tutta Europa, mentre l’Italia fa i conti: i consumi delle carni bianche sono letteralmente crollati del 70%, con le aziende che stanno perdendo sei milioni di euro al giorno, per un totale di 650 milioni di euro andati in fumo dall’inizio della crisi. E sembra non essere finita. Dopo il ritrovamento di cigni morti in Italia, ma anche in Austria, Germania, Ungheria, Slovenia, Grecia e Danimarca, sono scattate un po’ ovunque le misure per arginare il contagio. A partire dalla Svizzera, nel cuore del Vecchio Continente, su su fino ai Paesi Nordici. Tutte nazioni che adotteranno provvedimenti per mettere al riparo la popolazione avicola dalla diffusione del virus H5N1. In prima linea la Confederazione elvetica: il governo di Berna ha deciso che tutti i volatili dovranno essere tenuti al chiuso a partire da lunedì prossimo. Una misura, in vigore a tempo indeterminato, che era già stata adottata il 25 ottobre scorso a ridosso dell’inverno e delle prime migrazioni da nord verso sud, poi revocata il 16 dicembre: non era stato, difatti, riscontrato alcun caso nell’Europa occidentale. Ma gli eventi degli ultimi giorni - focolai del virus sono stati rilevati in Nigeria, oltre che in Irak e in Azerbaijan - hanno indotto la Svizzera a ripristinare il provvedimento: galline e tacchini dovranno essere chiusi in stalle o comunque in strutture che impediscano qualsiasi contatto con uccelli selvatici. Non solo.
Pollame rigorosamente «sotto chiave» anche in Danimarca: alcuni cigni sono stati trovati morti sulle isole danesi di Falster, Sealand e Lolland. Quest’ultima si trova a circa 60 chilometri dall’isola tedesca di Rugen, nel mar Baltico: lì il virus ha colpito altri due cigni. Insomma, da una zona all’altra a distanza ravvicinata. E immediatamente dalla Germania, dove da lunedì galline e tacchini saranno rinchiusi, l’allarme si è diffuso in tutto il Nord Europa. In sostanza, tutto il Vecchio Continente si sente accerchiato dal virus, le cui vittime finora non sono state solo uccelli selvatici. In Italia l’influenza aviaria ha già spazzato via 30mila posti di lavoro su un totale di 180mila. Un’emorragia che potrebbe continuare. La psicosi ha raggiunto livelli sconosciuti agli altri Paesi europei. E questo è alla base del crollo dei consumi di carni bianche che mette in allarme Fedagri-Confcooperative e la Confederazione italiana agricoltura (sono loro le stime sul 70% del crollo dei consumi e dei 650 milioni persi). «Siamo prossimi al tracollo – dice Paolo Bruni, presidente di Fedagri -. Il settore non può resistere altri quindici giorni in queste condizioni». Un’indagine dell’Istituto Piepoli rileva che in Germania il prezzo si è mantenuto tra 1,6 e 1,8 euro al chilo, in Spagna c'è stato un calo da 1,5 a 1,3 euro al chilo e in Francia da 1,8 a 1,4 euro al chilo. Soltanto in Italia il prezzo è precipitato da 1,5 a 0,90 euro. Una situazione insostenibile, al punto che il ministro della Sanità Francesco Storace ha lanciato un appello con i pediatri a non togliere il pollo dall’alimentazione dei bambini, oltre a invocare un intervento dell’Ue. «È evidente che l'influenza aviaria ha fatto il suo ingresso in Europa.

È ora che con Bruxelles si trovi una strategia che non sia solo sanitaria, ma anche economica».

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