«Avvenire» ai Ds: macché tregua provocate di meno

Respinto l’appello della Finocchiaro a una moratoria sui temi di bioetica

da Roma

Una pressione costante. Anzi, quotidiana: come la frequenza degli articoli che il giornale dei vescovi, Avvenire, pubblica sui temi etici mirati (soprattutto) contro la Quercia. Tanto da far ormai temere al Botteghino, sede dei Ds, la fine della tregua elettorale vaticana nei confronti del matrimonio Quercia-Margherita. Come punzecchia la senatrice Paola Binetti, ultracattolica, braccio destro del cardinale Ruini, «i Ds dovrebbero aprire un dibattito al loro interno, sono monolitici o almeno danno questa sensazione. E si irrigidiscono: hanno paura che il partito democratico sia democratico e cristiano. Allora questo li rende suscettibili...».
In effetti, per i post-comunisti che hanno buttato alle ortiche la prospettiva socialdemocratica avendola praticata poco o punto, la prospettiva di morire «democristiani» - sia pure del nuovo corso Pì.dì. - non si può dire accolta con soddisfazione. Ed è vero che il segretario ds Piero Fassino da qualche giorno ha il suo daffare per non dare l’impressione di subire l’egemonia cattolica e l’attivismo vaticano. Se la tregua con il vicepremier Francesco Rutelli, sia pure a fatica e con qualche scricchiolio, regge, non così si può dire a proposito del fronte cattolico che si rispecchia nella Binetti e nelle posizioni, appunto, di Avvenire.
Ieri un nuovo articolo, nelle pagine interne, respingeva in malo modo la proposta arrivata dalla presidente dei senatori ulivisti Anna Finocchiaro (non l’ultima delle senatrici, in verità). Già dal titolo si capiva il tono: «Moratoria sui temi etici? Cominciamo a provocare di meno». L’articolista esprimeva «sorpresa» per la richiesta della capogruppo, definita senza riguardo «il singolare invito di una Finocchiaro presbite». «Davanti a questa quasi incredibile intimazione ai cattolici - scriveva Marco Tarquinio - è inevitabile farsi qualche domanda. Ma chi è che in questo avvio di legislatura ha assunto o preannunciato iniziative dirompenti sul delicatissimo fronte della bioetica? Qualche parlamentare di estrazione cattolica o qualche ministro con la tessera dei Ds? E chi è che dovrebbe fermarsi o, meglio, cambiare passo e direzione?». Il quotidiano dei vescovi affondava ancora i colpi sul ministro Fabio Mussi, già oggetto di critiche nei giorni passati.
Un ministro, continuava l’articolista, che, «incurante della legge vigente nel nostro Paese», ha sostenuto la decisione di «finanziare anche con soldi italiani sperimentazioni distruttive sugli embrioni umani negli Stati europei che consentono queste pratiche di laboratorio».


A poco era servita una lettera di Fassino al giornale dei vescovi, per smentire l’intenzione di procedere con un «colpo di mano» alla revisione della legge 40 sulla fecondazione assistita e ricucire in qualche modo lo «strappo» di Mussi. La pressione del quotidiano Cei dimostra che la coperta è corta, e se la Quercia vuol diventare Partito democratico assieme a Rutelli, è bene che sappia quanto il «democratico» di oggi sia il «democristiano» di ieri.

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