Avvenire non ci sta: «Non sono i vescovi a criticare il premier»

RomaDopo aver atteso e per certi versi tentato di spegnere il grande gossip nazionale sulla crisi matrimoniale Berlusconi-Lario, ieri il quotidiano cattolico Avvenire ha pubblicato un editoriale di Rossana Sisti intitolato «Politica e discrimine etico», chiedendo un premier «che con sobrietà sappia essere specchio – il meno deforme – all’anima del Paese». Ma specificando pure che «un uomo di governo va giudicato per ciò che realizza», e non per la sua vita privata. Avvenire ha criticato l’uso mediatico che si è fatto «sfruculiando presente e passato, stendendo copioni da telenovela». Ha espresso vicinanza soprattutto ai figli, ha bacchettato Veronica, notando con «stupore» come «abbia scelto la maggiore agenzia giornalistica per commentare le discutibilissime scelte del marito-premier e due tra i più grandi giornali italiani per metterlo idealmente alla porta». Poi sono arrivate le stoccate al premier, definito «presidente esuberante» e con «un debole dichiarato per la gioventù delle attrici in fiore», che pur avendo scelto «la guasconeria come arte del consenso ora scopre di colpo il basso profilo» e «grida al complotto». «Ciò che farebbe ridere in una puntata del Bagaglino – scrive il quotidiano - non può non preoccupare i cittadini che di tanto “ciarpame” alla fin fine farebbero volentieri a meno».
«Non ci è piaciuto – afferma Rossana Sisti - quel clima da scambio di “favorini” veri, falsi o presunti tra amici e amiche. E ci ha inquietato lo spargersi, tra alzatine di spalle e sorrisetti irridenti o ammiccanti, di un’altra manciata di sospetti sulle gesta del presidente del Consiglio». Critiche anche all’«uso spregiudicato del potere» emerso dal «valzer delle candidature» e per «l’abbraccio mortifero» tra «politica e spettacolo». «Anche solo l’ipotesi di un uso delle ragazze come esca elettorale è suonata sconfortante». «Sappiamo – conclude Avvenire – che un uomo di governo va giudicato per ciò che realizza, per i suoi programmi e la qualità delle leggi che contribuisce a varare. Ma la stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti».
L’intervento, ispirato dal direttore Dino Boffo, non è un pronunciamento della Cei: in quei casi gli articoli sono anonimi e siglati «Av». Lo stesso sito online ieri pomeriggio, con un commento della direzione, ha smentito i media che attribuivano ai vescovi l’editoriale: «Vorremmo ricordare agli intrepidi navigatori di Internet che a scrivere e firmare il fondo è una giornalista di Avvenire, non i vescovi. Pensano di essere tanto laici, e non sanno attribuire a ciascuno il suo. Che noia». E ha replicato pure a Pierluigi Bersani che aveva accusato il quotidiano della Cei di essere stato troppo indulgente, chiedendosi che cosa sarebbe successo se invece di Berlusconi, il protagonista fosse stato Prodi: «Provi a chiedere – si legge - al suo collega» Sircana «come Avvenire si è comportato allorché fu lui a ritrovarsi al centro di una storia non poco pruriginosa». Rivendicando dunque la «stessa misura di rispetto e delicatezza» con tutti. È indubbio però che l’editoriale sul caso matrimoniale esprima un disagio condiviso, soprattutto da molti lettori cattolici, che attendevano una parola dal loro quotidiano. Sarebbe sbagliato, però, leggerlo come un segnale politico in senso stretto, cioè come un cambiamento di linea dei vertici della Chiesa italiana, perché l’elemento discriminante, nel giudizio, restano i programmi e le leggi varate.

È anche significativo il silenzio assoluto di tutti i mezzi di comunicazione legati alla Santa Sede. Il Vaticano non intende infatti intervenire in alcun modo sul «fatto privato» che si sta consumando sotto i riflettori del Paese.

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