«Avvenire» scomunica la Regione per il blitz contro i buoni scuola

Francesca Nacini

Non è andato giù al mondo cattolico il colpo di mano in sede regionale sui buoni scuola, non è stato proprio digerito e a tuonare per tutti ci ha pensato martedì «Avvenire» con un vero e proprio atto di accusa. Per il quotidiano diretto da Dino Boffo l’abrogazione della legge 14 del 2002 non è, infatti, solo una discutibile scelta politica, date le modalità golpiste in cui è maturata, ma è un vero e proprio attentato contro la democrazia. Come sottolineato anche dalla Compagnia delle Opere, abolendo i buoni scuola si va ad intaccare l’inviolabile libertà di scelta delle famiglie in campo educativo, mettendo anche a rischio numerosi istituti. «Avvenire» non crede alle rassicurazioni dell’assessore all’Istruzione Massimiliano Costa e attende con ansia l’applicazione delle nuove norme, approvate in assenza di quasi tutta l’opposizione. Abolito il vecchio sostegno alle famiglie, infatti, non sembrano poi così certe neanche le residue borse di studio per gli studenti meritevoli di qualsiasi istituto superiore: la ripartizione dei fondi tra le categorie individuate dalla legge nazionale sulla parità scolastica (iscrizione e frequenza, attività integrative, trasporto e mensa, libri di studio) desta notevoli perplessità ed è probabile che un qualsiasi futuro taglio di bilancio lasci al verde il provvedimento. Le scuole paritarie, quindi, si trovano a che fare con una sorta di spada di Damocle che potrebbe trasformarsi troppo facilmente in batosta pericolosa e insopportabile. Ad esserne consapevole non è solo il quotidiano cattolico ma anche un buon numero di personalità interne a questo mondo, che si sono schierate immediatamente contro questa votazione «liberticida». Persi, pertanto, nel vento i proclami di Costa per la garanzia di tutti i diritti è rimasto nell’aria il sentore di un attacco alla democrazia, portato laddove sarebbe stato sufficiente un riordino dell’assistenza scolastica con modifiche alla legge del 1980 e nessun intevento su quella del 2002.
Mentre i presidi si apprestano a leggere la lettera della Regione, contenente le modalità di accesso ai contributi che coprono l’intero arco della formazione, il malumore aumenta a vari livelli e si fa insopportabile quello sbandierato concetto di «centralità della scuola pubblica» da cui è stato colpevolemente e dolosamente escluso il vasto universo paritario.


«Avvenire» conclude il suo aspro commento alla vicenda con un laconico «peccato davvero», quasi cortese nella sua formulazione: chissà quali saranno le reazioni se, come si teme, tra un anno mancheranno i fondi e ogni minimo sostegno alla libertà di scelta educativa decadrà? Si parlerà ancora di «traguardo mancato» o si passerà ad attacchi ancor più espliciti? Per il muro contro muro è solo questione di tempo.

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