Cultura e Spettacoli

AVVENTURE ALTERNATIVE

Per i patiti delle due ruote la vita non finisce affatto a cinquant’anni, anzi i traguardi inimmaginabili li puoi raggiungere ben più avanti nonostante gli acciacchi fisici e la difficoltà di sopportare i disagi. Sono appena usciti due libri che ogni biker di professione e passione dovrebbe sempre avere con sé: chi ha amato il leggendario Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Robert Pirsig ritrova finalmente le stesse emozioni e la stessa filosofia di vita.
Sognando Jupiter è il secondo episodio di un’impresa folle e utopistica. Nel 1973 il giornalista tedesco Ted Simon, all’epoca 42enne, decide di fare il giro del mondo in sella a una Triumph Tiger 1000, percorrendo 103mila chilometri attraverso 45 stati. Parte da Londra il 6 ottobre 1973 e lì ritorna nel luglio 1977. Una storia raccontata ne I viaggi di Jupiter, pubblicato nel 1979 e tradotto da Elliot nel 2010. Con l’inizio del nuovo secolo, alla soglia dei settant’anni d’età, a Simon viene voglia di riprovarci, in un’ardua sfida con se stesso: può un uomo quasi vecchio, seppur in buona forma, ripercorrere la stessa strada, dove spesso il progresso non è ancora arrivato e talvolta neppure l’asfalto? Questa volta la moto è un’affidabilissima BMW R80GS, l’assistenza garantita, la tecnologia un valido supporto (soprattutto il satellitare) e inoltre c’è un blog con il quale poter comunicare in diretta. Ma le emozioni sono quelle di sempre: un lupo solitario che lascia la comoda Europa per andare a scoprire che in Africa la globalizzazione non ha affatto migliorato le condizioni di vita, che le città del Sud America sono sempre più caotiche e che, in generale, la specie umana è sempre meno solidale e interessata a conoscere le vie altrui. Simon vorrebbe rifare le stesse strade di 24 anni prima, riabbracciare gli stessi amici (ma molti non ci sono più). Nonostante l’età e due terribili incidenti cui sopravvive per miracolo, Ted ci mette quasi un anno in meno. Alcuni passaggi di Sognando Jupiter sono di una malinconia struggente, come se la cavalcata in solitaria attraverso i continenti riuscisse ad allontanare l’uomo dalla vecchiaia e dalla fine, eppure, allo stesso tempo, apre il cuore a chi ha voglia di continuare a sognare, incurante del tempo inesorabile. Ogni tanto il narratore si perde in eccessi di terzomondismo, ma glieli perdoniamo volentieri dopo aver osservato la sua giacca sporca, i jeans che stanno in piedi da soli, gli stivali rosi dalla polvere.
Di tutt’altra pasta, e con tutt’altra moto, è Let’s Ride, ovvero «L’arte di andare in motocicletta» (Dalai editore) scritto da Ralph “Sonny” Barger, figura mitica per la cultura degli Hell’s Angels di cui è stato a lungo il capo riconosciuto nonché il cantore dell’epopea tutta stelle e strisce dell’Harley Davidson. Anche lui non certo un giovanotto (è nato nel 1938 a Modesto in California), autore di diversi saggi e racconti che lo avvicinano, come stile, al maestro del gonzo journalism Hunter Thompson, testimone in diretta della vicenda di Altamont (dove nel dicembre 1969 gli Hell’s Angels vennero ritenuti responsabili della morte di un giovane di colore durante un concerto dei Rolling Stones per i quali svolgevano il servizio d’ordine), fino a poco tempo fa Sonny esprimeva una filosofia di vita piuttosto diversa da oggi: «Negli anni ’70 la gente diceva “Guida veloce, muori giovane e lascia un bel cadavere”. A quei tempi la gente diceva un mucchio di sciocchezze. Oggi, che ho poco più di settant’anni, questo motto mi sembra un’idiozia. Ho un’alternativa migliore: “Guida con giudizio, vivi a lungo e muori di vecchiaia”. Mi prendo cura della mia salute. Seguo una dieta sana, faccio attività fisica ogni giorno e guido con prudenza. Non ho paura di morire, lo faccio perché più campo più posso andare in moto».
Di questi nuovi principi è intriso il suo nuovo manuale dedicato a quelli che amano la moto ma che spesso non la conoscono a fondo, perché la “bestia” ha un carattere e un’anima. Non basta andare in giro tutti borchiati, customizzare il serbatoio o modificare i terminali. Una moto va studiata a fondo, se si rompe bisogna saperla riparare, conoscerne prestazioni e limiti. «Il mio obiettivo - scrive Barger - è trasformarvi in motociclisti per il resto della vostra vita. Non vi basterà acquistare un’Harley da 20mila dollari: dovrete lavorare sodo non solo per imparare a guidare, ma anche per apprezzare il piacere della guida. Il giorno in cui uscirete in moto non solo perché lo fanno i vostri amici, ma perché non vedete l’ora di assaporare la libertà della strada, sarete diventati dei veri motociclisti. Non guiderete perché volete guidare; guiderete perché avete bisogno di guidare».
A Sonny non interessa andare alla scoperta del mondo, solidarizzare con i popoli, cascare nel fango e rialzarsi a fatica come Ted Simon.

Lui non abbandona mai il nastro d’asfalto delle strade d’America; sotto il sole cocente si ferma ad ammirare il brillio delle cromature sempre perfettamente lucide, si rimette il casco, accende e parte.

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