Una situazione finanziaria «disperata» e così ecco la bella avvocatessa trasformarsi in basista di una rapina. E proprio ai danni di suoi due facoltosi clienti. Ma ad Alessandra Brugo, 43 anni, una delle più conosciute penaliste di Novara, è andata male ed è finita in carcere in carcere insieme con tre presunti complici.
Il colpo risale allo scorso 22 settembre, quando un gruppo di sconosciuti mascherati ha fatto irruzione negli uffici dellufficio legale - in pieno centro di Novara e in cui la donna lavorava con altri due avvocati - nel momento in cui cerano due clienti dellavvocato, una facoltosa coppia di canadesi con labitudine di sfoggiare gioielli e oggetti preziosi. Ingente il bottino: tra i «pezzi» finiti nelle mani dei malviventi (che avevano derubato anche gli avvocati) si contavano due rolex, un anello con brillante, un bracciale con quaranta diamanti per un valore superiore ai 200 mila euro. Ma alla squadra mobile di Novara hanno capito quasi subito che qualcosa non tornava: i rapinatori avevano agito con tempismo sospetto e, secondo i testimoni, si erano mossi nei locali con troppa disinvoltura. Indagando sulle persone in contatto con lo studio legale gli investigatori hanno scoperto che Alessandra Brugo aveva stretti rapporti con Isidoro Calabrese, 39 anni, di Cerro Maggiore (Milano): un personaggio ben noto alle forze dellordine, uscito dal carcere dopo lindulto. I due avevano ideato il piano a tavolino, e come complici avevano arruolato Pietro Calabrese, 41 anni, fratello di Isidoro, e Matteo Guddo, 25 anni.
«Il caso - ha detto Francesco Saluzzo, procuratore capo a Novara - è stato risolto grazie allintuito degli uomini della mobile e grazie anche alla possibilità di ricorrere alle intercettazioni telefoniche».
Seguendo le tracce dei gioielli la polizia è risalita anche ai ricettatori. Due sono stati arrestati, un terzo è finito sottoposto allobbligo di dimora, altri due - che hanno avuto un ruolo marginale - sono stati denunciati a piede libero.
Quanto alla refurtiva, quasi tutti i preziosi sono stati recuperati.
«In trentanni di carriera - ha aggiunto il procuratore ho visto molte cose, ma non mi era mai capitato di trovare un professionista che facesse una cosa simile. In questo caso mi sembra che la disperazione abbia ridotto al minimo i freni inibitori».
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