(...) Gli fa eco il vicesindaco De Corato: «A Milano la soluzione già esiste, dunque nulla di nuovo sotto il sole. Mi sembra che, come al solito, si colpiscono i pesci piccoli». «Non si possono penalizzare le categorie - commenta il sindaco - con labolizione del valore delle licenze, perché le licenze sono il patrimonio sulla base del quale ogni persona appartenente a quella categoria ha costruito il proprio futuro».
Si mettono le mani nei capelli i parrucchieri: la liberalizzazione degli orari di apertura e delle licenze, infatti, danneggia i negozi più piccoli, che non hanno abbastanza personale da organizzare in turni né si possono permettere di pagare straordinari. «La licenza è da sempre il nostro vero e unico patrimonio, la nostra liquidazione - denunciano dalla scuola parrucchieri milanese - Così perdiamo tutto, compreso il sonno e il riposo per star dietro allapertura selvaggia dei saloni autorizzata dal decreto».
Scandalizzato Domenico Zambetti, assessore regionale allArtigianato: «Non si governa il paese senza tenere conto delle reali esigenze delle sue imprese e delle sue famiglie. I provvedimenti del decreto Bersani non sono collegati alla realtà. In questo modo anziché favorire una nuova occupazione si favorisce la chiusura delle piccole e micro botteghe artigiane». «Anche questa volta Prodi e compagni propagandano questo secondo pacchetto Bersani come una rivoluzione per lItalia - polemizza Roberto Alboni, capogruppo di An in consiglio regionale - occorrerebbero vere liberalizzazioni, come togliere il canone Rai. La Lombardia, invece, fa scelte liberali vere: lo dimostra la legge sulla competitività approvata martedì scorso che snellisce profondamente la burocrazia per le imprese, facilita la creazione di posti di lavoro, investe per sostenere le piccole e medie imprese».
Con il dente avvelenato anche gli avvocati. Il presidente dellordine di Milano, Paolo Giuggioli, infatti, nel suo discorso di inaugurazione dellanno giudiziario parlerà oggi di «situazione incresciosa e indegna per un paese civile quella determinata dal decreto Bersani che, modificando le procedure per le liquidazioni dei compensi, ha di fatto bloccato le remunerazioni di chi offre prestazioni indispensabili per il buon funzionamento della giustizia come gli interpreti o gli avvocati che prestano il loro operato in base alla legge sul patrocinio a spese dello Stato».
Dalla bufera di proteste si salva solo il decreto legge Nicolais sulla semplificazione delle procedure burocratiche: «Il Ddl Nicolais - sottolinea il primo cittadino - andrebbe preso con grande urgenza per rendere la vita degli artigiani e delle piccole imprese più facile di fronte alla mole di autorizzazioni che costituisce un grande impedimento burocratico». Plaude al Ddl anche Marco Accornero, segretario generale dellUnione Artigiani della Provincia di Milano: «La semplificazione burocratica è una richiesta che avanziamo da anni.
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