Avvocati e giudici Ecco chi sono i capi della rivolta

BengasiIl tribunale di Bengasi è il quartier generale dei ribelli e il simbolo della rivoluzione libica. È dal basso edificio sul lungomare, ricoperto di bandiere della monarchia dei Senussi e di cartelloni con slogan anti-Gheddafi, che l'opposizione organizza le sue mosse, governa la città e l'est del Paese. Sono gli avvocati e i giudici i protagonisti della rivolta libica. Sono stati i primi a scendere in piazza, assieme ai giovani. E a Bengasi il tribunale - quando il regime ha deciso di bloccare internet e i telefoni - è diventato il luogo di ritrovo naturale dei manifestanti.
Oggi, il coinvolgimento delle toghe nella rivolta si riscontra nella composizione delle nuove istituzioni della rivoluzione. Il presidente del nuovo Consiglio nazionale libico, Mustafa Abdel Jalil, è l'ex ministro della Giustizia e un noto giudice della città di El Beida, nell'Est. Il rappresentante che si occuperà della questioni femminili, Salwa al Deghali, è un giovane avvocato. Il portavoce del consiglio, Abelhafiz Ghoka, è stato il presidente dell'associazione nazionale degli avvocati. Fathi Terbil, uno dei simboli della rivoluzione, ha difeso i parenti delle vittime della famigerata prigione di Abu Slim, a Tripoli. Qui, nel 1996, le forze governative repressero nel sangue un rivolta di detenuti uccidendo, secondo Human Rights Watch, 1.200 persone. Il 15 febbraio l'arresto di Terbil, un trentenne che indossa un cappellino da baseball e una kefiah, ha scatenato la protesta due giorni in anticipo rispetto a quanto era stato annunciato dai giovani libici via Facebook.
In Tunisia, Egitto e Libia le forze vive della rivolta hanno qualcosa in comune. Dietro alle proteste e all'organizzazione delle manifestazioni c'è una classe media frustrata da decenni di oppressione politica. Professori universitari, giudici, avvocati, architetti e professionisti di qualsiasi genere, con le aspettative sociali e politiche di una borghesia colta e spesso educata all'estero, hanno guidato la rivolta assieme a giovani diplomati disoccupati o precari. In Tunisia, come poi è avvenuto in Libia, le toghe hanno svolto un ruolo centrale nella prima delle rivoluzioni arabe. L'antico edificio del tribunale, a pochi passi dalla città vecchia di Tunisi, è stato il centro di numerose proteste. E sono avvocati e giudici che da anni, nonostante la repressione del regime, hanno organizzato l'opposizione. Mohammed Abbou è stato uno dei protagonisti della contestazione tunisina. È un celebre avvocato per i diritti umani, incarcerato dal regime di Zine El Abidine Ben Ali per la sua attività. «Se la rivoluzione tunisina ha successo - aveva detto al Giornale a Tunisi, anticipando i tempi - vedrete che cadranno anche Egitto e Libia».
Tra gli attori più significativi della rivolta tunisina ci sono stati i sindacati e gli ordini dei professionisti. La sede dell'Ugtt, l'Unione dei lavoratori tunisini, storico sindacato nato negli anni Quaranta, si trova in una piazzetta in un quartiere del centro. Davanti al palazzo bianco con le imposte turchesi si sono ritrovati per settimane i rappresentanti di diverse associazioni dei lavoratori. Ogni giorno i leader sindacalisti hanno tenuto veri e propri comizi. E i membri del sindacato, il giorno dopo la rivoluzione, hanno contestato aspramente la propria leadership per aver accettato di sedersi nel nuovo governo di transizione.
In Egitto, i vecchi e deboli partiti dell'opposizione e i movimenti politici che nel 2004-2005 avevano sfidato la legittimità del raìs Hosni Mubarak sono stati sorpresi dalla forza di una protesta organizzata da giovani, spesso lontani dall'attivismo politico.

A riempire midan Tahrir, la piazza teatro delle proteste, sono stati uomini e donne tra i 25 e i 35 anni: ragazzi e ragazze diplomati e laureati, con lavori precari e spesso poco remunerativi, incapaci di potersi permettere una casa e una famiglia, stufi di non avere un ruolo nella vita politica del Paese.

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