L'unica volta che lo scudetto si è deciso allo spareggio

La Lega Serie A discute della possibile sfida tra Napoli e Inter per assegnare il titolo. Nella storia del massimo campionato italiano è successo soltanto una volta, nel 1964, tra i nerazzurri e il Bologna

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È domenica sopra la Capitale, l'aria è una massa calda, i pensieri sembrano appannati, ma bisogna comunque stare tutti appiccicati sugli spalti dell'Olimpico. L'Italia pallonara trattiene il respiro e poi sbuffa, anche quella che non è direttamente chiamata in causa da questo accadimento unico: è la prima volta che lo scudetto si assegna con uno spareggio. Quel 7 giugno del 1964 contrappone due filosofie alquanto differenti. Da un lato c'è l’Inter del “Mago” Herrera, fresca trionfatrice in Europa contro il Real Madrid di Puskas e Di Stefano. Dall'altro, il Bologna di Fulvio Bernardini, detto “Fuffo”, squadra operaia e geniale, dolente e feroce.

Nel calcio italiano non c’era mai stato bisogno di arrivare a tanto per decidere un titolo. Quel giorno sì. Una domenica incisa nella storia, almeno quanto quella che - eventualmente - metterebbe oggi di fronte Napoli e Inter per decidere chi delle due solleverà il trofeo dello scudetto. In Lega Calcio se ne è fatto un gran parlare, negli ultimi giorni. Vedremo. Per il momento l'unico spareggio sul quale è possibile concentrarsi è proprio quello di sessant'anni fa.

Le premesse: tre big, due outsider e un solo trono

All’inizio del campionato 1963/64 i riflettori sono tutti puntati su Inter, Milan e Juventus. L’Inter, campione in carica, ha aggiunto Sarti in porta e Milani in attacco. Il Milan si è svenato per Amarildo, la Juve punta tutto sulla coppia Del Sol-Sivori. Ma Bologna e Roma sono lì, in agguato. I rossoblù, costruiti con metodo da Dall’Ara e Bernardini, hanno classe (Haller), forza (Nielsen) e cervello (Bulgarelli). La Roma, invece, si gioca la stagione con mezzo miliardo speso per Sormani, “il Pelé bianco”. Il campionato inizia il 15 settembre e il Bologna, partito un po' al rallentatore, decolla in autunno. Alla 14ª giornata è lì, agganciato al Milan capolista. Poi avvia un'andatura irrefrenabile: 10 vittorie consecutive, vetta solitaria. Ma il 4 marzo una notizia inattesa sconvolge la città. E l'intero torneo.

Bernardini discute con Nielsen e Haller
Bernardini discute con Nielsen e Haller

Il caso doping: provette, amfetamine e giustizia ordinaria

Cinque rossoblu vengono trovati positivi ad amfetamine dopo il 4-1 inflitto al Torino. Un colpo che rotolo addosso alla squadra come un macigno. La FIGC assegna lo 0-2 a tavolino, toglie un punto al club e squalifica Bernardini per 18 mesi. Ma il Bologna non molla. I legali si affidano alla giustizia ordinaria. E qui inizia una sorta di spy story all'italiana. Le controanalisi – mai eseguite dalla Lega – dimostrano che i campioni originali erano stati mal conservati e contaminati. Le seconde provette, integre, sono pulite. Il 16 maggio, la CAF annulla tutto. Il Bologna torna in corsa, si riporta in vetta e chiude il campionato a 54 punti, come l’Inter.

La tragedia: Dall’Ara muore a Milano

I colpi che il Bologna è costretto ad assorbire non sono però terminati. Anzi, sta per arrivarne uno ancora più difficile da gestire. Il 3 giugno, nella sede della Lega Calcio a Milano, Dall’Ara discute con Moratti e con Giorgio Perlasca - presidente della Lega - dei premi per lo spareggio. All'improvviso scoppia un diverbio. Il cuore di Dall’Ara, già debole, non regge. Si accascia. Muore tra le braccia del presidente interista, che è il primo a soccorrerlo. Aveva 71 anni. Il Bologna si ritrova senza il suo uomo guida, il padre del progetto. La notizia getta tutto l'ambiente in una disperazione profonda. Ma adesso esiste un motivo in più per vincere.

Helenio Herrera con Giacinto Facchetti
Helenio Herrera con Giacinto Facchetti

Lo spareggio: Roma, ore 17

Così ci siamo: 7 giugno 1964. Allo stadio Olimpico di Roma, si gioca lo spareggio Scudetto tra Bologna e Inter. I rossoblù, ancora scossi per la morte del presidente, arrivano tuttavia più freschi rispetto ai nerazzurri, reduci dalla vittoria di Vienna, in Coppa dei Campioni. Fulvio Bernardini prepara la gara con scrupolosità maniacale: porta la squadra in ritiro a Fregene per abituarla al caldo, e sorprende Herrera schierando Capra ala sinistra per neutralizzare Corso e Facchetti. La partita, definita in seguito “lo spareggio del miliardo” per l’enorme afflusso di tifosi oltre 40mila - spendenti in media 25mila lire a testa - viene clamorosamente snobbata dalla Rai, che a quell'ora manda in onda i cartoni animati. Si gioca in un clima torrido e i ritmi sono lenti. Il primo tempo è equilibrato, con poche occasioni da entrambe le parti. L’Inter appare sterile in attacco, mentre il Bologna si rende più pericoloso.

Nella ripresa i rossoblu prendono il controllo. Al 75’ Fogli segna su punizione, complice una deviazione di Facchetti. All’83’ è ancora lui a servire Nielsen per il raddoppio. L’Inter, stremata, non reagisce. Alle 19.15, Lo Bello fischia la fine.

Il Bologna è Campione d’Italia per la settima volta, 23 anni dopo l’ultima. Una vittoria contro tutto quello che è piovuto addosso, in nome di Dall’Ara, a coronamento di una stagione drammatica e memorabile. “Stentavo a crederci”, dirà Bulgarelli, uscendo sudato dal campo.

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