Yoo Young-Chul, lo spietato serial killer dall’impermeabile giallo

Dalle piccole truffe al cannibalismo, il sudcoreano Yoo Young-Chul ha ucciso venti persone tra il 2002 e il 2003

Yoo Young-Chul, lo spietato serial killer dall’impermeabile giallo

Sulla sua storia criminale sono stati realizzati film, serie e documentari. Sì, perché Yoo Young-Chul non è un serial killer come gli altri. Il sudcoreano è stato l’incubo di Seul e dei suoi abitanti per diversi mesi, fino alla cattura da parte delle autorità: in totale ha assassinato venti persone, prostitute e anziani uomini benestanti. I cadaveri di tre vittime sono stati bruciati, mentre almeno altre undici sono state mutilate. Ma non solo. Yoo Young-Chul ha infatti ammesso di aver praticato il cannibalismo, mangiando il fegato di alcune donne.

Infanzia e adolescenza

Yoo Young-Chul nasce il 18 aprile del 1970 a Gochang County, in Corea del Sud. Sono poche le informazioni disponibili sull’infanzia e sull’adolescenza. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, non ha trascorso un'esistenza semplice o agiata, anzi. Considerato poco più di un peso dalla famiglia – un nucleo modesto, operaio – la nonna materna pensa di ucciderlo. Balbetta, ha difficoltà a relazionarsi, non è molto amato da genitori e parenti.

I genitori si separano e, dopo un periodo trascorso a casa dei nonni, viene affidato al padre. La nuova moglie del genitore è però violenta e spesso lo picchia anche senza motivo. Per questo motivo, all’età di 7 anni, chiede e ottiene di andare a vivere con la madre in un quartiere povero di Seul. Un dettaglio non secondario: Yoo Young-Chul svilupperà nel tempo un odio contro i ricchi e contro la società, colpevole di averlo relegato a una vita di stenti.

I primi reati

Poco più che diciottenne inizia a muovere i primi passi nel mondo del crimine con i piccoli reati. Piccoli furti e rapine che spesso lo portano dietro le sbarre per qualche tempo. Nel 1992 si sposa con una donna e dal loro amore nasce un bambino, ma Yoo Young-Chul non cambia vita e continua a delinquere: viene condannato quattordici volte per diversi reati – compreso il reato di stupro – per un totale di 7 anni di carcere.

Proprio dietro le sbarre mette a punto il suo brutale disegno criminale: uccidere. Non una, nemmeno due, ma cento persone. È troppo forte il desiderio di rivalsa contro la società, è a dir poco incontenibile il suo odio nei confronti dei ricchi, dei benestanti, di chi vive una vita agiata.

Il serial killer dall’impermeabile giallo

Uscito di galera, Yoo Young-Chul mette in pratica il suo piano criminale: nel suo mirino finiscono le persone facoltose e le prostitute. Dal settembre al novembre del 2003 uccide numerosi ricchi anziani, irrompendo nelle loro case e colpendoli a morte con un grosso martello. Per sviare le indagini, fa apparire le scene del crimine come delle rapine finite male. Il primo omicidio è duplice, datato 24 settembre 2003: vittima una coppia di settantenni.

Yoo Young-Chul non si ferma: a ottobre uccide quattro anziani, a novembre altri due. A dicembre esplode la sua furia contro le prostitute: adesca dodici giovani donne nel suo monolocale situato nella zona ovest di Seul e, dopo un rapporto sessuale, le ammazza a martellate. I loro corpi vengono mutilati, fatti a pezzi e gettati in prossimità del tempio di Bongow, a Seodaemun-gu.

Le indagini e l’arresto

Yoo Young-Chul trascorre due giorni in galera nel gennaio del 2004 per un’accusa di furto, ma non viene minimamente preso in considerazione per la scia di omicidi. Le indagini prendono il via nel luglio di quell’anno, a seguito del ritrovamento di alcuni cadaveri smembrati. Le autorità ottengono una testimonianza fondamentale: il proprietario di un centro massaggi di Seul segnala la sparizione di alcune dipendenti dopo l’incontro con un cliente. Si tratta ovviamente di Yoo Young-Chul.

L’uomo, ribattezzato dai media come il killer dall’impermeabile giallo per l'indumento indossato per commettere gli omicidi, viene incastrato dalle forze dell’ordine attraverso un finto appuntamento con il centro massaggi. Una volta arrestato, viene portato in centrale ma durante l’interrogatorio finge un attacco epilettico e riesce a farla franca, tanto da tentare la fuga. Ma l’evasione dura poche ore: viene immediatamente rintracciato e rinchiuso.

La condanna

Durante i primi interrogatori, Yoo Young-Chul confessa 19 omicidi, ai quali se ne aggiunge un altro, quello di un venditore ambulante assassinato nel 2004. Confessa di essersi ispirato al serial killer Jeong Du-yeong, che aveva assassinato 9 persone facoltose a Busan tra il 1999 e il 2000. Riguardo i suoi obiettivi, evidenzia che "le donne non dovrebbero essere prostitute e i ricchi dovrebbero sapere ciò che hanno fatto", il riferimento alle disuguaglianze sociali. Gli accertamenti psichiatrici confermano che non è malato di mente ma che presenta le caratteristiche tipiche di un disturbo antisociale, in cui una persona crea il proprio sistema di credenze basato sul rifiuto delle norme morali e sociali.

Il 13 dicembre del 2004 viene condannato a morte da parte della Seoul Central District per 20 capi d’accusa di omicidio. Il caso sconvolge l’opinione pubblica e alimenta il dibattito sulla pena di morte, mai più applicata dal 1997. "Omicidi fino a 20 persone sono senza precedenti nel Paese e costituiscono crimini molto gravi.

La pena di morte è inevitabile per voi, alla luce delle enormi sofferenze inflitte alle famiglie coinvolte e alla società" la posizione del Tribunale distrettuale centrale di Seul.

Yoo Young-Chul è detenuto presso il Centro di Detenzione di Seul ed è in attesa dell'esecuzione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica