Axl Rose, un cd atteso da 15 anni

Esce Chinese democracy, il disco da 13 milioni di dollari (un milione a brano) Solo il tour del 2009 interromperà l’esilio del cantante più ombroso di sempre

Axl Rose, un cd atteso da 15 anni

Milano - Allora alla fine è arrivato questo benedetto cd Chinese democracy, atteso da quindici anni, costato quasi un milione di dollari a canzone (14 brani, 13 milioni di dollari), vagheggiato e annunciato e rimandato così tante volte da essere diventato la primula rossa del rock: invisibile eppure sempre presente. In Italia uscirà venerdì, negli Stati Uniti solo la prossima settimana per esigenze di classifica, sul web ne circolano spezzoni da quasi un decennio. In poche parole, Axl Rose (46 anni), che prima era il cantante dei Guns N’Roses ma ora è tutti i Guns N’Roses perché si è liberato dagli altri componenti originali, ha realizzato il suo sogno: incidere il disco perfetto, quello per il quale ha interrotto la perfetta storia musicale - gruppo esordiente che diventa la «rock band più importante del mondo» - per trasformarla in un’ossessione. Un’ossessione autodistruttiva: Chinese democracy.

Tra il 1987, quando uscì Appetite for destruction che ha venduto venti milioni di copie e ancora oggi ne vende seimila alla settimana, e il 1993 quando il gruppo finì un colossale tour mondiale pieno di pubblico, risse e droga, i Guns N’Roses sono stati il crocevia dal quale dovevano passare tutti i rockettari. Poi arrivò Kurt Cobain con il grunge ma allora il rock sporco erano loro, fradici di violenza, amori selvaggi, chitarre e infantilismi assortiti e filtrati dalla voce felina di Axl, una delle più riconoscibili di sempre. In classifica vagavano manciate di band cloni, dai Poison ai Warrant agli LA Guns; i ragazzini volevano vestirsi come il chitarrista Slash (quello con la tuba e i riccioli fino alle spalle), le ragazzine sognavano i tatuaggi di Axl, i bacchettoni si scandalizzavano per entrambi e i critici musicali spesso storcevano il naso. Troppo grand guignol, troppo metal, troppo chissà. Quando arrivò a Los Angeles a vent’anni da Lafayette nell’Indiana, William Bailey ancora non si faceva chiamare Axl Rose e aveva così pochi soldi che, per cena, andava a raccogliere i rifiuti nei cassonetti della spazzatura. Cinque anni dopo, quando furono pubblicati contemporaneamente i cd Use your illusion I e II, i Guns N’Roses avevano un contratto che prevedeva servizi del tipo «first class everything on the road», cioè tutto di prima classe. In quattro anni, dall’87 al 92, avevano messo in bilancio 57 milioni di dollari, roba da farli ammattire. E infatti uscirono pazzi. Dopo un concerto qualsiasi nel ’92, Axl Rose convinse i suoi compagni di sempre, Slash e Duff McKagan, a cedergli i diritti del gruppo. Poi iniziarono a litigare, sfatti dalla cocaina. Poi Axl, che era già stato denunciato per violenze dalla prima moglie Erin Everly figlia di Don degli Everly Brothers e in seguito dalla nuova fidanzata top model Stephanie Seymour, si rinchiuse nel suo ranch di Latigo Canyon vicino a Los Angeles. Da lì non è ancora uscito e forse ci uscirà all’inizio del prossimo anno per un tour mondiale che dovrebbe passare in Italia in primavera. Nel frattempo ha fatto qualche concerto e disperatamente inseguito la perfezione per questo disco. «Io vivo di notte», ha detto e di notte ha limato per quindici anni le nuove canzoni, cambiandole, accorciandole, stravolgendole. Per spiegarci, avrebbe impiegato cinque anni e cinque chitarristi diversi solo per mettere a punto i suoni delle chitarre. Roba maniacale. Adesso che i vecchi Guns N’Roses hanno venduto novanta milioni di copie e sono ormai imprigionati nel passato, lui lancia quelli nuovi: è un ritorno che non ha precedenti nella storia del rock, una scommessa euforica ma folle, un investimento smisurato per tutti, per i discografici, per lui, per i fans che sono invecchianti aspettandolo. La nostalgia, certo.

Ma anche la polemica: la Cina ha già vietato la vendita del cd solo per colpa del titolo, Chinese democracy e probabilmente il più contento di tutti è proprio lui, Axl Rose, che della Cina se ne frega e finora ha vissuto la sua vita per mettersi tutto dentro un solo disco, tutto quanto, la sua voce, le sue idee spesso omofobiche e oltranziste, tutti quei tic e quelle manie che lo hanno trasformato nella rockstar più megalomane della storia.

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