Roma. «Farò di nuovo il magistrato». Così lormai ex parlamentare diessino Giuseppe Ayala ha commentato con un po di rassegnazione la decisione della Quercia di non ricandidarlo alle prossime elezioni del 9 e 10 aprile. Davanti alle telecamere di «Nessuno tv», televisione satellitare di area Unione, e al microfono di Mario Adinolfi, giornalista di «Europa», Ayala ha detto con un po di rammarico: «Siamo in 28 con più di due legislature, limite ragionevole, anche se si corre il rischio di disperdere esperienza parlamentare. Comunque tornerò a fare il magistrato, non è detto che si debba fare politica per tutta la vita». Ayala non è un magistrato qualunque. Era il quarto moschettiere del pool Antimafia di Falcone, Borsellino e Caponnetto. Ha contribuito alla primavera di Palemo, allo storico maxiprocesso che ha messo alla sbarra centinaia di mafiosi. Alla domanda di Adinolfi «Tornerà in Sicilia?» Ayala ha cercato di glissare, poi ha ammesso: «Mi sarà data la possibilità di scegliere la destinazione. E per una scelta mia personale non credo che tornerò in Sicilia, oramai sono tanti anni che vivo a Roma e vorrei provare una esperienza nuova, per esempio la Corte di Cassazione o la Procura Generale». Ayala non si lascia sfuggire laggancio politico con il tema caldo delle candidature, in particolare di quella del governatore siciliano Totò Cuffaro.
Con affermazioni che calzano alla perfezione alla doppia veste di Ayala, a metà tra il magistrato e il politico: «Quella di Cuffaro è una candidatura filtrata da un giudice, che in un paese normale non dovrebbe essere portata avanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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