Ayelet, la madre cattiva «Amo gli uomini più dei miei bimbi»

Essere mamma non significa fare sacrifici, anzi: fare l’amore con mio marito è molto più divertente che badare ai bambini.
Ayelet Waldman, 44 anni, è avvocato, madre di quattro figli e scrittrice; nata a Gerusalemme, cresciuta in New Jersey, residente a Los Angeles, è la «cattiva madre» per antonomasia. Ad Ayelet questa nomea piace al punto d’avere scritto un libro sull’argomento: «Bad Mother», accolto con applausi e fischi. Da un lato c’è chi lo considera una specie di bibbia per le mamme, dall’altro chi lo ha bollato come terrorismo letterario.
Ayelet Waldman è autrice di sette novelle di successo sull’essere mamma e moglie. Nei suoi romanzi la scrittrice, laureata ad Harvard, esplora e mette alla prova dei lettori la convinzione che una donna deve sempre considerare il rapporto con il proprio marito più importante di quello coi figli. Sposata con il premio Pulitzer Michael Cabon Ayelet sostiene: «Michel ed io siamo il nucleo di ciò che lui ha di più caro. I bambini sono dei satelliti, amati sì, ma pur sempre laterali. E poi aggiunge: «Quando guardo mio marito con la coda dell’occhio e vedo le sue spalle forti, i suoi occhi azzurri ingranditi dalle lenti degli occhiali, mi piego sulla pagina che sto scrivendo e non penso ai miei figli ma ad una cosa sola, una soltanto».
«I bambini che si rendono conto - sostiene la scrittrice - d’essere in seconda linea rispetto all’affetto dei genitori, diventano persone di successo, sono più felici, vivono più a lungo e sono più sani». I figli della Ayelet, Sophie di 14 anni, Zeke di 12, Rosie di 8 e Abie di 6 sono in apparenza felicissimi.
Fra le convinzioni della madre c’è quella che non è mai troppo presto per trattare l’argomento educazione sessuale. «Ho messo nel loro bagno - ha raccontato - una ciotola piena di profilattici colorati per abituarli all’idea che un giorno dovranno usarli». La Waldman per mesi ha invidiato il marito che rimaneva in casa a scrivere mentre lei correva da un aula all’altra del tribunale, poi ha tentato per un certo periodo di fare solo la mamma.
«Dopo una settimana trascorsa in casa con i bambini credevo di impazzire e ho iniziato a scrivere la serie Mommy Track. Rassicurata dal successo ho poi scritto Authers’s Keepers e Love and Other Impossibile Pursuits».
Ayelet Waldman è diventata un personaggio nel 2005 con un articolo provocatorio sul New York Times che ha scatenato un finimondo. Nel pezzo, intitolato «Truly, Madly, Guilty», la Waldman ha confessato d’amare molto di più il marito dei figli e ha rincarato la dose aggiungendo di poter sopravvivere alla perdita di un bambino, ma non a quella del marito. Invitata nel salotto televisivo di Oprah Winfrey è poi stata fischiata.
In «Bad Mother» Ayelet Waldaman dedica un capitolo al suo bambino mai nato soprannominato Rocketship, abortito dopo che l’amniocentesi aveva rivelato incurabili anormalità genetiche. «Abortire il mio bambino - ha scritto - è stato un crimine che mi torna puntualmente in mente quando sono giù di morale. Rocketship era il mio baby e l’ho ucciso».


Il rimorso dell’aborto ha convinto la scrittrice a chiedere pubblicamente scusa nel giorno dello Yom Kippur all’intera congregazione riunita nella sinagoga. «Ho espiato nei confronti di mio marito e del mio bambino - ha spiegato Waldman -, ho supplicato il perdono di Rocketship per essere stata una madre inadeguata e non averlo saputo accettare perché era imperfetto».

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