Economia

Aziende colpite dalla crisi: fallimenti cresciuti del 61%

Aumentano anche le chiusure e scendono gli utili. Tengono le entrate fiscali, si riduce il debito pubblico

Aziende colpite dalla crisi: fallimenti cresciuti del 61%

Il conto della crisi si fa pesante sui bilanci aziendali. I numeri dell’anno d’imposta 2009, forniti dal Dipartimento delle Finanze (dichiarazioni presentate fra il 2010 e il 2011), sono, purtroppo, eloquenti: il reddito medio delle imprese è in calo; si registra un fortissimo incremento delle società in fallimento, oppure estinte; cala il numero dei soggetti che hanno presentato la dichiarazione Irap; e diminuisce anche il numero dei contribuenti soggetti agli studi di settore.

Il dato che più colpisce è quello dei fallimenti e delle estinzioni di società. Rispetto a un anno prima, le aziende fallite crescono di un impressionante 61%, mentre quelle che hanno chiuso i battenti sono aumentate del 52,08%. Le Finanze riconoscono che «il forte incremento si spiega con la crisi economica, e la congiuntura negativa si riflette anche sulla quota di società in utile, calate di oltre due punti percentuali». In cifre, le società in utile rappresentano il 57,9% del totale, quelle in perdita salgono al 37%. Il reddito medio dichiarato dalle imprese, pari a quasi 257 mila euro, si riduce del 6,7% rispetto all’anno di imposta 2008, mentre calano del 3,3% le dichiarazioni Irap. C’è anche ci si ridimensiona: cala infatti il numero di soggetti che aderiscono agli studi di settore, mentre aumentano del 24% le adesioni al regime dei contribuenti minimi.

Nonostante tutto, le entrate tributarie dei primi undici mesi del 2011 tengono ancora, raggiungendo i 364,388 miliardi di euro (+0,4% rispetto allo stesso periodo del 2010). Cala il gettito di Ire (la vecchia Irpef) e Ise, ma in compenso aumenta quello dell’Iva grazie al prelievo sulle impostazioni; in aumento le entrate derivanti dalle imposte sul gas metano (+10%) e sugli oli minerali. Tuttavia, anche i segnali sul fronte delle entrate sono preoccupanti: novembre è andato male, anche a causa dello «sconto» sugli acconti Ire, considerando che da gennaio a ottobre il gettito era aumentato dell’1,5% rispetto ai primi dieci mesi del 2010. Inoltre, quell’incremento dello 0,4% è il più basso dei principali Paesi europei. Nello stesso periodo le entrate sono aumentate dell’8,5% in Germania, del 5,5% in Gran Bretagna, del 3,2% in Francia. Analoga alla nostra la posizione della Spagna.

Il 2011 si chiude negativamente anche sul fronte dei prezzi. Il tasso d’inflazione medio annuo ha raggiunto il 2,8%, mentre era all’1,5% a fine 2010. I prezzi al consumo di dicembre hanno segnato un aumento dello 0,4% rispetto a novembre, ma l’inflazione tendenziale si è mantenuta al 3,3%. Per fortuna, Bankitalia comunica un numero positivo: in novembre il debito pubblico è calato di circa 4 miliardi rispetto a ottobre: però resta al livello stellare di 1.

905 miliardi di euro.

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