Agricoltura come sinonimo di riscatto e reinserimento sociale: è questa la filosofia che ha guidato Confagricoltura, JTI Italia e Caritas nella realizzazione del progetto “Ripartiamo dalla Nostra Terra. L’Agricoltura Sociale”, presentato oggi alla 45esima edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli a Rimini. All’interno del progetto, quindici persone, detenute ed ex detenute, partecipano attivamente a tutte le fasi della gestione di un'azienda agricola autosufficiente, presso il complesso residenziale ‘Casale del Melagrano' di Castrolibero, in provincia di Cosenza, per reinserirsi nella vita sociale, lavorando. I destinatari dell’iniziativa si occupano di tutte le attività dell’azienda, dalla coltivazione di frutta e verdura all’allevamento di animali; per poi dedicarsi alla lavorazione e al confezionamento dei prodotti agroalimentari e, infine, alla loro commercializzazione. L’intero processo è agevolato dall’aiuto di un’equipe multidisciplinare - composta da psicologi, educatori, esperti del settore agricolo e volontari - e prevede l’attivazione di 6 tirocini formativi e lavorativi, in collaborazione con Agenzia per il Lavoro AG-Formazione.
L’evento di presentazione si è aperto con i saluti del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha sottolineato l'importanza di questo genere di percorsi per creare un impatto positivo nelle comunità. Sono poi seguiti gli interventi di Massimiliano Salini, Eurodeputato di Forza Italia e Vice Presidente del PPE al Parlamento Europeo, Sandro Gambuzza, Vicepresidente di Confagricoltura, Paolo Valente, Vice Direttore di Caritas Italiana e Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communication Director di JTI Italia.
"L'agricoltura rappresenta un valore essenziale per la nostra comunità in termini di produzione, nutrizione e alimentazione, tutela e valorizzazione del territorio”, ha dichiarato Massimiliano Salini, Eurodeputato di Forza Italia e vice Presidente del PPE al Parlamento Europeo. “L'iniziativa che presentiamo oggi dimostra ancora una volta come il settore agricolo abbia anche una valenza sociale importante. Grazie a questi progetti formativi l'agricoltura diventa una opportunità per chi nella vita, dopo aver incontrato una difficoltà, ha deciso di volersi rialzare e guardare al futuro con forza, speranza e determinazione. Il mio impegno per il settore agricolo in sede di Parlamento Europeo parte da un principio fondamentale: la strategia agricola Europea non deve e non dovrà essere modulata sulle esigenze della Commissione europea ma sulle esigenze degli europei. Se si confonde l’idea della sostenibilità con l’immagine di un ambiente che non consente ai cittadini e agli agricoltori di avere ciò di cui hanno bisogno, queste regole vanno modificate. Lavoriamo per migliorare la consapevolezza che non ci sarebbe agricoltura senza agricoltori, per avere un’agricoltura all’altezza dei cittadini la prima preoccupazione che devono avere le istituzioni è quella di consentire agli agricoltori di fare il loro mestiere".
“L’agricoltura si è innovata nei processi di produzione, ma i valori sui quali si fonda il nostro lavoro restano invariati: in particolare, la solidarietà, la resilienza e la consapevolezza. Ogni giorno, infatti, lavoriamo per garantire la sicurezza alimentare a una popolazione sempre più ampia, tutelando l’ambiente e il legame tra il territorio e le persone. L’agricoltura ha nel suo DNA una forte vocazione sociale, che si esprime al meglio quando riesce a valorizzare le persone più fragili. Progetti come quello portato avanti con JTI Italia e Caritas, o come la nostra longeva iniziativa “Coltiviamo agricoltura sociale”, sono indispensabili per incentivare modalità di impresa etiche, che offrono opportunità di lavoro concrete anche a persone in difficoltà, con un riscontro positivo importante sulla produttività e sulla società” ha dichiarato Sandro Gambuzza, Vicepresidente di Confagricoltura.
“Il progetto – ha sottolineato Paolo Valente, Vice Direttore di Caritas Italiana – risponde alla volontà di Caritas Italiana di partire dagli ultimi nello sviluppare azioni di costruzione del bene comune. Qui si va nella direzione di un’economia inclusiva, capace di coinvolgere la comunità e nella comunità le persone in una situazione di fragilità. Le Caritas diocesane sono sempre più attente nell’accompagnare in particolare le persone detenute e ex detenute nel recuperare un rapporto positivo con le comunità. Anche il tema del lavoro è centrale quando si tratta di agire a contrasto della povertà nel nostro Paese. Questo progetto unisce entrambi gli aspetti in una prospettiva che coinvolge attivamente il territorio interessato”.
“Siamo davvero orgogliosi di aver collaborato a questa bella iniziativa”, ha concluso Lorenzo Fronteddu, Corporate Affairs & Communication Director di JTI Italia. “Da anni ci impegniamo a sostenere con investimenti crescenti il comparto tabacchicolo italiano, e per la nostra azienda il settore agricolo riveste un ruolo cruciale. Per questo essere parte di un progetto che riesce a combinare in modo così proficuo due tematiche per noi centrali, come l’agricoltura e la sostenibilità, offrendo una seconda chance a persone che ne hanno bisogno, è per noi motivo di grande orgoglio. Ringraziamo quindi Confagricoltura, nostro partner di lungo corso con cui collaboriamo da tempo nella messa a punto di progetti di assoluto valore, e la Caritas Diocesana di Cosenza-Bisignano per aver reso possibile una collaborazione tanto fruttuosa”.
Il progetto, che è partito lo scorso gennaio e si concluderà alla fine del 2024, si inserisce nel solco del forte impegno dimostrato da JTI Italia durante gli anni per sostenere i territori in cui opera e le sue comunità, valorizzando il tema dell’agricoltura sociale. La finalità principale è sostenere l'integrazione sociale e lavorativa dei partecipanti, creando al contempo un modello formativo ed economico replicabile e sostenibile, dove il coefficiente educativo e di integrazione è esaltato dall’approccio inclusivo del lavoro agricolo.
Sviluppando il potenziale delle persone coinvolte, il progetto mira a gettare un ponte tra la società civile e la realtà carceraria, fornendo ai beneficiari non soltanto gli strumenti per imparare un mestiere, ma anche qualità come senso di responsabilità e di autogestione, fondamentali per una vita autonoma fuori dal carcere.
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