
Sì, ok: c’è ChatGpt, Perplexity Ai, Gemini e quant’altro. Ma esiste anche un’intelligenza artificiale made in Italy, che utilizza tutti gli strumenti avanzati possibili ma che viene costruita al contrario, ovvero partendo dalle regole. Che poi è la grande sfida del mondo dell’AI: incorporare in modo nativo i vincoli, le tutele, i principi di trasparenza e controllo previsti dal GDPR europeo, dall’AI Act e dalle regolamentazioni nazionali. Ecco, dunque, la visione di Altermind, una giovane società italiana di AI nata da una costola tecnologica del gruppo bancario Illimity, guidata da Filipe Teixeira, portoghese nato a Monte Carlo che vive in Italia da 12 anni ed ha appunto lanciato l’idea di un’intelligenza artificiale ancor più intelligente: "Sarà perché non siamo partiti da un garage ma come divisione digitale di una banca - spiega lui -, stiamo molto attenti a vincoli, budget e responsabilità. Quando è esploso il fenomeno GPT abbiamo scelto un approccio diverso: non ci siamo lanciati subito nei casi d’uso promettendo miracoli, ma abbiamo preso tempo. Ci siamo detti: aspettiamo che la tecnologia maturi, che si chiarisca il panorama dei modelli, che arrivi la regolamentazione. E nel frattempo, costruiamo le fondamenta".
Quella prudenza iniziale si è rivelata una strategia vincente. Oggi, a pochi mesi dalla sua nascita ufficiale (dicembre 2024), Altermind conta già una decina di clienti, ha ricevuto riconoscimenti dalla Banca d’Italia ed è una delle poche realtà europee di IA tech che può davvero dirsi made in Europe, oltre che made in Italy. In regola con tutto ciò che l’Unione richiede. Il cuore della proposta è semplice: nessun dato personale esce dal perimetro dell’azienda, "e per questo abbiamo creato una piattaforma che funziona anche con i modelli di OpenAI su Azure, assicurando che nessuna informazione sensibile transiti fuori dai confini infrastrutturali del cliente", racconta ancora Teixeira. Il che vuol dire avere a disposizione una soluzione che consente governance, controllo dei costi, sicurezza e appunto pieno rispetto del GDPR. E questo vale per qualsiasi settore – non solo bancario – perché "siamo agnostici: costruiamo tecnologia per aziende, non importa quale sia il loro mercato".
Uno dei concetti-chiave dell’offerta Altermind è quello degli agent collaborativi: assistenti digitali intelligenti, configurabili senza codice, capaci di interagire tra loro. "Immaginate di dover sapere se un certo fornitore è registrato in azienda: in passato avreste dovuto chiedere a qualcuno di fare la ricerca. Ora si può semplicemente domandarlo a un agent, che dialoga con gli altri agent responsabili dei contratti, della contabilità, della compliance e restituisce una risposta articolata: non solo se il fornitore esiste, ma anche quanto costa, su quali processi è coinvolto, quando scade il contratto e se ci sono criticità". È una visione, ci tiene a sottolineare il CEO dell’azienda, non sostitutiva dell’umano, ma liberatrice: di tempo e di carichi ripetitivi ("Il nostro obiettivo non è far fuori le persone, ma far sì che possano concentrarsi su ciò che conta davvero"). E il tutto senza voler entrare nel mondo della fantascienza: "Spesso si pensa che l’intelligenza artificiale debba per forza fare cose futuristiche, ma le vere rivoluzioni stanno nelle operazioni quotidiane”. Per dire: uno degli ambiti dove Altermind ha portato maggiore innovazione è la gestione intelligente dei documenti, con modelli di ragionamento digitale che estraggono informazioni da scritture e certificati di qualsiasi tipo (buste paga, contratti, carte d’identità) anche se con formati differenti: "La macchina capisce ciò che ha davanti, come farebbe un essere umano”.
L’approccio, insomma, è stato quello di partire non dal codice ma dai “paletti”: la normativa europea, la protezione dei dati, il controllo del rischio operativo, la sostenibilità dei costi. Con uno strumento personalizzato per ogni processo aziendale: "Ci siamo chiesti: cosa succede se l’AI risponde a domande delicate, se prende decisioni senza contesto? Come evitiamo il bias, le allucinazioni? La risposta è: gestendo tutto questo prima di mettere il modello in produzione". Utilizzando tutto quanto di meglio offre il mondo dell’IA, che siano modelli open source come Mistral o proprietari come GPT-4:“Prendiamo solo i migliori e li adattiamo all’uso reale. Il nostro lavoro è selezionare, integrare e proteggere. Il prossimo passo è scendere in campo anche con le PMI, con offerte personalizzate e costi sostenibili: oggi molte piccole imprese sono escluse da queste tecnologie per via dei costi delle soluzioni più note, ma con i modelli open source e con la discesa dei prezzi possiamo portare l’IA anche a loro".
In pratica: ecco come l’intelligenza artificiale può uscire da dibattito che oscilla dal grande pericolo alla salvezza miracolosa. Per Teixeira resta quello che deve essere, ovvero uno strumento: "E come tutti i grandi cambiamenti tecnologici, dallo smartphone ai social, porta con sé opportunità e rischi. Il punto è saperlo gestire: se lasci un modello senza controllo, può rispondere a domande politiche o giudicare i competitor. Serve responsabilità".
Adesso e in futuro, quando alcuni mestieri spariranno e verranno sostituiti da nuove professioni: "Sta a noi decidere come accompagnare questa transizione, come riqualificare le persone, come costruire nuovi ruoli. Così come difenderci dalle minacce informatiche sempre più sofisticate. Anche in questo caso la differenza la fa chi gestisce e chi no".