Gas e petrolio piegano, ma non spezzano, i conti di Eni che chiude il 2023 con un utile netto adjusted (depurato cioè delle partite straordinarie) a 8,3 miliardi (-38%) a causa dell’indebolimento dei prezzi: il gas è sceso del 65% e il petrolio del 18 percento. Sul trimestre l’asticella si attesta a 1,6 miliardi a fronte dei 2,5 miliardi dello stesso periodo del 2022 (-34%). L’utile netto annuale è invece di 4,7 miliardi (-66%), mentre sul quarto trimestre il valore si attesta a 149 milioni (-76%).
«Nonostante la forte volatilità di gas e petrolio la strategia satellitare (la valorizzazione di varie controllate) e i successi esplorativi - spiega l’amministratore delegato Claudio Descalzi - sono riusciti a mitigare l’impatto sui conti». Il riferimento va all’impatto importante di Plenitude ed Enilive (le due società che sviluppano mobilità e business sostenibili e green) che hanno contribuito all’ebitda per 900 milioni e 1 miliardo rispettivamente. «Abbiamo portato avanti in modo molto significativo la nostra strategia di transizione», spiega Descalzi confermando che la strategia di valorizzazione di Plenitude – con l’ingresso di un socio di minoranza – sarà perseguita anche per Enilive.
Un plus importante insieme all’attività di scoperta e messa in produzione in cui Eni è molto forte. «Grazie agli straordinari successi esplorativi in Indonesia e in altre geografie abbiamo confermato la nostra leadership nel settore; al tempo stesso abbiamo conseguito il massimo livello di produzione rispetto all’intervallo obiettivo annunciato».
Negli ultimi tre mesi dell’anno che si è chiuso da poco si è fatto notare l’utile operativo rettificato da record – circa 680 milioni di euro – riportato dalla divisione dedicata al gas e al gas liquefatto. Gli analisti si aspettavano un dato molto più basso, ovvero 477 milioni.
Inoltre, nel quarto trimestre 2023 la produzione di idrocarburi è cresciuta del 6 per cento su base annua, raggiungendo gli 1,7 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno.
Anche se la divisione gas ha battuto le previsioni interne per tutto il 2023, i suoi risultati sono stati intaccati dalla più debole performance della divisione dedicata alla raffinazione e alla chimica. Nel quarto trimestre dell’anno scorso quest’unità ha riportato infatti una perdita operativa adjusted di 87 milioni di euro. Eni ha parlato di «tendenze negative» nel settore petrolchimico (il calo della domanda, ad esempio) che hanno portato a una riduzione dei margini di circa il 40% rispetto all’anno precedente. I piani sui dividendi e lo scenario del gruppo per il 2024 verranno presentati il prossimo 14 marzo durante il Capital Markets Day di Milano.
Eni è prossima alla conclusione del suo piano di riacquisto di azioni da 2,2 miliardi di euro. E questo accende un faro sull’ipotesi che il ministero delle Finanze possa decidere di vendere una quota fino al 4%, puntando a raccogliere 2 miliardi di euro, utili alla riduzione del debito pubblico.
Eni, il green sostiene l’utile ma pesano gas e petrolio
Profitti a 8,3 miliardi (-38%). Descalzi resta ottimista: «Modello di sviluppo vincente». Il 14 marzo il nuovo piano