Dalla casa all'ufficio, Fybra porta una boccata d'aria nuova

Nata un anno e mezzo fa, la start up italiana ha già conseguito prestigiosi riconoscimenti internazionali, grazie a un sistema semplice ed efficace per ottenere un’aria ottimale nei luoghi in cui viviamo

Gaetano Lapenta e Marco Scaramelli, Co-founders di Fybra
Gaetano Lapenta e Marco Scaramelli, Co-founders di Fybra

Spesso accade che invenzioni o scoperte importanti nascano, quando non per caso, da necessità effettive. La storia di Fybra rientra in quest’ultima categoria. Ma c’è di più.

La componente umana è direttamente collegata alla nascita di Fybra. Senza quella, Fybra non esisterebbe”. A dirlo Gaetano Lapenta, Co-Founder & Ceo di questa pluripremiata start up italiana, fondata nel 2021 insieme con Marco Scaramelli, proprietaria di due brevetti internazionali, che si occupa di monitoraggio e miglioramento della qualità dell’aria negli ambienti chiusi, sfruttando la ventilazione naturale.

Incuriositi da questa affermazione, cerchiamo di capire di più. “La componente umana - spiega Lapenta - sta principalmente nel fatto che, per trovare una soluzione ad alcuni problemi di salute di mia figlia (problemi, non acuti ma cronici, di concentrazione, mal di testa, occhi rossi e mucose secche), identificati poi con la cattiva qualità dell’aria all’interno dell’aula della scuola elementare che frequentava, ho cercato di trovare una soluzione pratica ed accessibile, anche economicamente, che permettesse l’arieggiamento con una certa frequenza, senza nuocere alla salute dei bambini”.

Ovviamente questo è stato il punto di partenza, ma per ottenere il risultato finale ci sono volute tutta l’esperienza, la capacità e l’intraprendenza di Gaetano, già direttore dell’Innovazione di una grande impresa costruttrice di grattacieli (e che ha realizzato fra l’altro le facciate di Citylife a Milano) con sedi a New York e Londra oltre quella milanese, e di Marco, fisico e collega di Gaetano all’interno della stessa azienda. “Quando parti da un’esigenza concreta e reale – spiega ancora Lapenta - se anche la soluzione non è la migliore in assoluto, ma risponde in quel preciso momento al bisogno, inizia ad entrare nel mercato e potrà essere sviluppata nel tempo. Questo è in sintesi il percorso delle start up, che partono, creano un prodotto individuando un bisogno, e poi evolvono, migliorandolo. E questa è stata anche la nostra storia”.

Tecnici di Fybra al lavoro
Tecnici di Fybra verificano prestazioni e parametri del prodotto

Come funziona Fybra

Ma qual è il principio alla base di Fybra? Contrariamente a ciò che si pensa, l’aria negli ambienti chiusi - case, uffici, scuole, automobili - è più inquinata di quella esterna. Spesso infatti veniamo a contatto con sostanze nocive senza nemmeno accorgercene e senza sapere neppure che lo siano: ad esempio, tante persone in un unico ambiente rilasciano grandi quantità di CO2 e altri gas, arredi e detergenti rilasciano sostanze che si disperdono nell’aria e vengono respirate, e virus e batteri si accumulano. Respirare aria di scarsa qualità può causare problemi respiratori, allergie, mal di testa, stanchezza e difficoltà di concentrazione.

Il dispositivo messo a punto è composto essenzialmente da un sensore che rileva e monitora in tempo reale la qualità dell’aria (concentrazione di CO2, temperatura, umidità relativa, composti organici volatili) nell’ambiente in cui si soggiorna (casa, scuola, lavoro, etc) e da un sistema di elaborazione di questi dati, basato su un innovativo algoritmo che “autoapprende” (rielabora cioè continuamente i dati rilevati e trasmessi dal sensore); questo permette di sapere quando è necessario aprire la finestra, e solo per il tempo veramente necessario a rendere salubre l’aria o, dove necessario, attivare la ventilazione meccanica. Tramite un segnale luminoso Fybra informa l’utente sulla qualità dell’aria e sull’azione necessaria da compiere. I dati possono essere monitorati anche online, attraverso un’apposita App. Un sistema “virtuoso”, che oltre a migliorare la qualità dell’aria che si respira, produce ricadute positive a livello di risparmio energetico e, di conseguenza, per l’ambiente.

Giovane e 100% Made in Italy

Pur essendo una start up nata solo un anno e mezzo fa, Fybra ha già conseguito prestigiosi premi, tra cui l’IF design Award ad Hannover e il Change Maker dal prestigioso Financial Times, nell’ambito del Responsible Education 2022. Inoltre è stata già scelta da molte scuole italiane per migliorare la qualità dell’aria interna e l’efficienza energetica. È stata inserita fra le 100 start up più innovative del 2022.

Due i momenti cruciali del percorso compiuto fin qui: “il primo – racconta Lapenta - è stato quando abbiamo deciso di fare il buy out, lasciando l’azienda per cui io e il mio socio lavoravamo, e per la quale andavamo a sviluppare i sistemi tecnologici più innovativi nei grattacieli più belli del mondo, lavoro che ci piaceva moltissimo. Ma Fybra era una nostra creazione e vedevamo crescere l’interesse anche dall’esterno. Avevamo ceduto il brevetto all’azienda per cui lavoravamo, riservandoci una parte delle royalties”. L’arrivo del Covid però spariglia le carte, e l’azienda, in un momento di contrazione, decide di posticipare lo sviluppo del nostro prodotto. Ciò avrebbe comportato un ritardo notevole per il progetto (in questi casi il fattore tempo è fondamentale), impedendo di utilizzare Fybra in un momento in cui sarebbe stata di grande utilità e ponendo anche, se si vuole, una questione, di “responsabilità”. “Abbiamo deciso di riacquisire il nostro brevetto, investendo con i nostri fondi in prima persona. Un momento sicuramente molto complesso, intanto per il dover decidere di cambiare vita e diventare noi imprenditori, dall’altro economicamente impegnativo”. Una vera e propria sfida, ma alla fine i due decidono di buttarsi, grazie anche al sostegno delle rispettive famiglie, e vengono premiati: nel giro di poco arrivano infatti investitori esterni che scommettono direttamente sull’azienda, entrando nel capitale.

L’altro momento fondamentale per l’azienda – prosegue il manager – è legato la richiesta da parte di una grande Utility company (A2A), che stava cercando una soluzione per migliorare la qualità dell’aria all’interno delle scuole di Brescia e, dopo aver consultato alcuni ‘colossi’ del settore, ha mostrato interesse per la soluzione proposta da Fybra, investendo su un progetto pilota di un mese, al termine del quale il sistema è stato installato nel 50% delle scuole pubbliche cittadine, con due benefici: aver migliorato le condizioni degli studenti, e ridotto i consumi energetici”. A questo seguirà uno studio congiunto con il Politecnico di Milano, accrescendo la credibilità del prodotto e dell’azienda.

Gaetano Lapenta, Co-Founder & Ceo di Fybra
Gaetano Lapenta, Co-Founder & Ceo di Fybra

L’importanza del fattore “impatto” e le prospettive di sviluppo

L’elemento che però agli ideatori di Fybra sta più a cuore è l’impatto, ambientale, ma anche culturale: “noi siamo nati come azienda grazie a questa idea – spiega Lapenta – e in un anno e mezzo abbiamo già ottenuto un impatto su 90 mila persone, con un database da 7 miliardi di informazioni elaborate fino ad oggi, e una media di 3 milioni di dati elaborati ogni giorno tramite i nostri algoritmi. Per una realtà nata come soluzione al problema di una bambina questo secondo noi è un risultato importantissimo, anche per il panorama italiano. Ma ci stiamo anche rivolgendo all’estero, altro asset che riteniamo strategico”.

Con un fatturato di un milione di euro raggiunto in un anno e mezzo, cifra che secondo le previsioni dovrebbe essere superata quest’anno, un team formato attualmente da 11 persone, l’azienda continua a sviluppare il prodotto (casa, scuola, aziende, ventilazione meccanica) e guarda oltre i confini nazionali: oltre a trattative in corso con distributori esteri, sono stati già attivati diversi progetti in Germania, Spagna e Olanda. I settori di maggiore interesse, l’Ed Tech (che sta per Educational Techology. Tantissimi i progetti in collaborazione con studenti e insegnanti che lavorano sui dati di Fybra) e l’area Clean Tech (abbreviazione di Clean Technology o tecnologia pulita, riguarda processi, beni e servizi per ridurre l’impatto ambientale e consentire un uso sostenibile dei sistemi e delle risorse naturali).

L’impegno dell’azienda è quindi rivolto all’area ESG (Environmental, Social end Governance, cioè ambiente, società e principi regolatori), che vincola gli investimenti delle imprese alle ricadute ambientali della propria attività e le contromisure a compensazione di tali effetti. “Il nostro impatto in questo senso è visibile, tangibile e misurabile – sottolinea Lapenta - e quindi stiamo elaborando un modello di business che coinvolga altre aziende. Se in futuro dovessimo essere ricordati come quelli che hanno risolto il ‘dilemma della finestra’ (cioè come migliorare la qualità dell’aria di casa e senza sprechi di energia per l’ambiente), saremmo contentissimi. Siamo ai primi passi, c’è ancora tanto da fare, ma amiamo le sfide”.

Se è vero che, come ha

detto qualcuno, “fare una startup è come lanciarsi in un burrone e pensare di costruire un aereo mentre si cade”, allora si può dire che l’aereo di Fybra non solo sia pronto, ma che è già in volo.

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