«Devo molto allo Ieo, in particolare al Monzino. Era stato naturale pensare di avviare il percorso della mia Fondazione offrendo 500 milioni e più nel tempo per renderne ancora più grandi ed eccellenti le strutture milanesi. Ma le resistenze sono state più rumorose della riconoscenza, che comunque mi ha molto gratificato. L'unico dispiacere è aver deluso i molti collaboratori delle due strutture che contavano su questo mio impegno personale per realizzare qualcosa di ancora più grande e internazionale». In un'intervista rilasciata al Messaggero nell'ottobre del 2020, il fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, aveva usato queste parole per commentare lo scontro con la Mediobanca di Alberto Nagel sul riassetto dell'istituto. Nel 2018 aveva messo sul tavolo un piano ambizioso per trasformarlo in un campus medico-scientifico integrato, con ospedali, centri di ricerca, università, incubatori di start-up, alloggi per studenti e familiari dei pazienti. E per sostenerlo aveva donato alla sua Fondazione una parte significativa del suo patrimonio.
Ora, a sette anni da quella operazione, a più di tre dalla scomparsa dell'imprenditore di Agordo, e a un mese dall'uscita di Nagel da Mediobanca (principale azionista dello Ieo), il progetto sta tornando in auge. A guidare le prossime mosse è Francesco Milleri, a capo di EssiLux e della cassaforte Delfin, che oggi presiede la Fondazione Del Vecchio e siede nel cda dell'istituto. L'idea è trasformare lo Ieo-Monzino in una fondazione aggregatrice, aprendo anche ad altri enti no-profit italiani e internazionali. Ciò significa che la struttura di governance potrebbe cambiare. Sul piatto ci sarebbe un investimento più corposo, si parla di 1 miliardo.
Eppure le reazioni dei vertici dell'istituto oncologico in occasione del taglio del nastro del nuovo edificio Ieo 3 avvenuto ieri restano fredde. Incalzato sui rumor circa il rilancio del piano di Del Vecchio, il vicepresidente Carlo Buora ha risposto piccato: «Non ci siamo mai fermati, abbiamo continuato a investire e, sottolineo, non abbiamo mai chiesto soldi a nessuno» perché «ci siamo sempre autofinanziati. Non abbiamo chiesto soldi al settore pubblico, non abbiamo chiesto nulla agli azionisti. E qui tanti possono capire...» ha aggiunto senza fare nomi. Per poi ricordare Enrico Cuccia e il suo ruolo nella nascita dello Ieo: «Ci mise a disposizione quello che allora si chiamava il salotto buono, che oggi non c'è più». Per l'ad Mauro Melis, quella sul piano Del Vecchio è «una domanda che andrebbe fatta al consiglio e ai soci. Io amministro quello che mi viene dato da amministrare, gli scenari futuri non li seguo io, quando me ne parleranno, dirò la mia opinione».
Piazzetta Cuccia oggi è controllata da Mps, con il timone affidato al tandem Vittorio Grilli-Alessandro Melzi d'Eril, che a quanto si sa sono favorevoli alla nascita del nuovo complesso. Ciò non impedisce a Buora e Melis (la cui gestione dell'istituto viene giudicata tutt'altro che esaltante) di alzare nuove barricate in sintonia con il vecchio fronte nageliano del «no». Così come un atteggiamento ambiguo rispetto al nuovo progetto è quello della vedova Nicoletta Zampillo, seconda e quarta compagna di Leonardo Del Vecchio. Dall'altra parte, però, il figlio di Umberto Veronesi, Paolo (presidente della Fondazione Veronesi), e il banchiere Gerardo Braggiotti (che siede nel collegio di indirizzo) si sarebbero mossi in sintonia con la nuova Mediobanca per liberare la strada al progetto. Anche Unicredit (l'ad Andrea Orcel è nel cda della Fondazione Del Vecchio) è d'accordo, del resto già nel 2018 la banca aveva condiviso la battaglia con il fondatore di Luxottica.
Certo, servirà del tempo dai sei mesi a un anno ma i terreni ci sono, i soldi anche. Mentre le vecchie alleanze sono mutate e il piano Ieo-Monzino si è evoluto puntando a creare un ecosistema no-profit per sostenerne lo sviluppo.