
Tanti indizi fanno capire che l’idea di un matrimonio fra Iliad e Tim non è tramontata. Di là dei toni enfatici con cui il gruppo guidato in Italia da Benedetto Levi ha comunicato i dati di bilancio, con una perdita netta dimezzata nel semestre a 53 milioni, ci sono più elementi per credere che il gruppo delle tlc francese non possa ancora dirsi sostenibile.
La società ha un debito considerevole, oltre 3,1 miliardi di euro che si traduce in 135 milioni di oneri finanziari annuali, come si legge sull’ultimo bilancio completo (il 2024). Anche considerando la quota di mercato sta crescendo (è intorno all’11% delle Sim totali), per rientrare dall’investimento fatto sul mercato italiano l’operatore parigino ci metterebbe parecchi anni. Tenendo conto che, nonostante dalla fondazione nel 2018 siano passati sette anni, l’azienda brucia ancora quasi 300mila euro al giorno.
Dietro allo stop alle trattative con l’ex Telecom, annunciato dal ceo di gruppo Thomas Reynaud, ci sarebbe l’idea di acquisire una posizione negoziale di vantaggio forzando la risoluzione dei nodi presenti (come quello sulla governance). A rendere più difficili le cose ci sono anche tensioni di natura politica: non è un mistero che nelle ultime settimane i rapporti tra il governo di Parigi e quello di Roma si siano molto deteriorati con incidenti diplomatici sull’invio di truppe in Ucraina e battute urticanti del primo ministro Francois Bayrou, il quale ha affermato che l’Italia sarebbe diventata un paradiso fiscale.
Sta di fatto che le ragioni per trovare un partner sono anche in Iliad, e non sono ragioni modeste. Entrata sul mercato telco del nostro Paese come rimedio Antitrust della fusione fra Tre e Wind nel 2018, ha da subito praticato una politica di mercato molto aggressiva offrendo tanto traffico a prezzi molto bassi che restano tuttora.
Una scelta ovviamente apprezzata dai consumatori, al punto che il gruppo ha ormai oltre 12 milioni di clienti tra fisso e mobile accumulati in 28 trimestri di crescita consecutivi. Ma questa politica è sostenibile? Secondo Iliad lo è. Tuttavia, le mosse dell’operatore francese lasciano intendere che l’opzione A resta l’aggregazione con un partner. Non a caso per ben due volte Iliad ha cercato di acquisire Vodafone. L’altro indice rivelatore riguarda gli investimenti, che nel semestre – seppure in crescita – si sono fermati a 131 milioni.
Tim, che ha una rete ben più importante e quindi non deve investire per recuperare terreno, nello stesso periodo ha impiegato quasi mezzo miliardo. Ciò significa che in Iliad non è in atto uno sforzo sufficiente per adeguare il numero delle antenne alla forte crescita di utenti. Inoltre, il punto di forza di Iliad dei prezzi fissi – che poi è anche la sua debolezza – sarà un nodo che presto verrà al pettine. Basti pensare che nel 2022 il traffico medio mensile per Sim era di 12,5 gigabyte, mentre nel 2024 era già raddoppiato a 25 gigabyte. Il boom di utenti, la crescita del loro consumo di dati su una rete inadeguata e i prezzi fissi potrebbero essere una morsa fatale per Iliad da single. Soprattutto se si considera che la società francese gode ancora di alcune condizioni di favore concesse dall’Antitrust nell’acquisto di traffico da WindTre, aiuto che tuttavia andrà esaurendosi.
Più il tempo passa, quindi, più sarà necessario acquistare dagli operatori infrastrutturati sul mercato per evitare che la rete Iliad vada in sovraccarico. Mantenere i prezzi fissi sarà perciò sempre più costoso, così come più salato sarà strappare un contratto ai vari Tim, Vodafone-Fastweb e WindTre.
Ostili a un operatore che, nel tentativo di guadagnare quote di mercato, è finito per schiacciare prezzi e margini per tutti: basti pensare che, nel solo comparto Mobile, nel 2017 il settore telco in Italia fatturava 15,8 miliardi mentre nel 2024 era sceso a circa 10,7 miliardi. Una voragine da 5 miliardi nella quale è sparita la redditività di tutti i grandi gruppi, che ora faticano a fare gli investimenti sulla rete. La colpa non è solo di Iliad, ma è innegabile che l’ingresso di un quarto operatore infrastrutturato abbia avuto un impatto nefasto su tutti.
L’unica via per Iliad, quindi, rimane pagare a caro prezzo il traffico, aggravando gli squilibri dell’azienda; oppure andare a
nozze con un operatore che abbia un’infrastruttura di rete importante. Difficile che questo possa avvenire con WindTre, visti i rapporti non idilliaci con CK Hutchinson. Ed ecco, allora, che la strada porta ancora verso Tim.