Tim, l’ombra di Merlyn sull’assemblea

La proposta Siragusa potrebbe accendere molti appetiti. Francesi verso l’astensione sul cda

Tim, l’ombra di Merlyn sull’assemblea
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Aprile sarà un mese molto caldo per Tim. L’incontro di martedì a Palazzo Chigi, ufficialmente per monitorare le prescrizioni sul Golden power, almeno negli auspici doveva essere un’occasione per avvicinare i vertici dell’azienda a quelli di Vivendi, primo azionista con il 23,75% del capitale e contrario alla vendita della rete al fondo Kkr. Ma, da quanto appreso, salvo colpi di scena Vivendi non raccoglierà l’invito del governo e potrebbe limitarsi a inviare una lettera con le sue ragioni.
Un approccio polemico e poco conciliante. Anche se, secondo le ultime indiscrezioni, il socio francese, che ha presentato unicamente una lista per il collegio sindacale, sarebbe orientato ad astenersi sul rinnovo dei vertici all’assemblea dei soci del 23 aprile. Del resto, nelle quattro liste candidate per il cda nessuna intende fermare la vendita della rete, la cosa che più conta per Vivendi. Anzi, la lista di Merlyn Partners, guidata dall’ex manager di Tim Stefano Siragusa, vorrebbe cedere anche la divisione Consumer e la controllata brasiliana in quella che sembra più una liquidazione che un piano di rilancio. Proprio quest’ultima, tuttavia, è la lista che può insidare maggiormente quella del cda per una ragione semplice: la prospettiva di una cessione di asset così importante può essere attraente per i soci in ottica dividendi. Non sembrano venire grandi insidie da Bluebell, che non ha indicato un ad e dovrebbe in ogni caso appoggiare l’attuale ceo Pietro Labriola. Asati, infine, ha presentato una lista di minoranza.
La scelta dell’astensione da parte di Vivendi favorirebbe inevitabilmente la lista del cda uscente, che può contare sull’appoggio di Cdp (9,9%) e di almeno una parte degli investitori istituzionali che hanno quasi la metà del capitale. Va però ribadito che per i transalpini salire sull’Aventino in attesa di una prima udienza del tribunale per bloccare la cessione della rete dagli esiti più che incerti, in calendario il 21 maggio, non li aiuterà a recuperare la perdita di oltre 3 miliardi che Vivendi sta accusando sul suo investimento in Tim.
Per contro, nel recente viaggio a Parigi, Labriola avrebbe messo sul piatto la possibilità di un ricco dividendo: il conto è presto fatto, l’earn out per le nozze con Open Fiber e le modifiche regolamentari «idonee a generare benefici a favore di Netco» valgono 2,5 miliardi, la cessione di Sparkle equivale a 800 milioni e altri 300 milioni dovrebbero arrivare dalla vendita della quota residua di Inwit. Un tesoretto da 3,6 miliardi che potrebbe essere utilizzato, almeno in parte, per remunerare i soci e, quindi, il maggiore azionista. Di certo, per favorire la sostenibilità del settore e della Tim post rete, una mano avrebbe dovuto arrivare dal governo col varo di alcune misure a lungo richieste dal settore telco. Fattore, quest’ultimo, che avrebbe agevolato un accordo più di qualsiasi incontro pacificatore. In passato si era parlato della bozza di un Dl Tlc, che tuttavia non è mai stata nemmeno vicina all’approvazione. Sono tante le richieste delle telco: dalle agevolazioni sulle imprese energivore ai prepensionamenti. Da tempo, poi, lo stesso Labriola chiede che sulla telefonia venga abbassata l’Iva dall’attuale 22% a un’aliquota più bassa, magari al 10 o al 5% per far recuperare redditività a un settore soggetto a una concorrenza assurda. Una concessione, in realtà, è già stata fatta con l’innalzamento della soglia dei limiti elettromagnetici. Tutte questioni che, tuttavia, potrebbero essere toccate nel triangolo Tim-governo-Vivendi.


Da notare, poi, come la riappacificazione dei soci, l’upgrade delle principali agenzie di rating in caso di closing per la cessione della rete a Kkr e la prospettiva di un ritorno del dividendo finirebbero con il rilanciare il titolo in Borsa, che dalla presentazione del Piano ha perso quasi un quarto della capitalizzazione. Va da sé che questo andrebbe soprattutto a favore di Vivendi. Sempre che questo sia il loro reale interesse.

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