La strada sembra tracciata, con l'ormai ex monopolista della telefonia italiana che si appresta a diventare sempre più una società a trazione tecnologica. A dire il vero potrebbe essere un ritorno al passato, se si pensa che Tim organizzò una spedizione a Cupertino per cercare di convincere Steve Jobs a venderle Apple. L'affare non si fece, però ora il gruppo guidato da Pietro Labriola insieme al nuovo primo azionista Poste Italiane punta decisamente sulla divisione Enterprise, vale a dire quella che fa capo al cloud, ai servizi Ict e di cybersicurezza per imprese e pubblica amministrazione.
Nei primi nove mesi di quest'anno la divisione tecnologica è risultata in crescita del 4,4% con ricavi a 2,4 miliardi (quasi un quarto dei 10 miliardi totali) e a, fine anno, se si dovesse mantenere lo stesso ritmo arriverà nell'intorno dei 3,5 miliardi. Ci sono ottime speranze affinché questo accada dal momento che entro fine anno ci saranno circa 4 miliardi di ordini già in cascina. Enterprise, guidata da Elio Schiavo, ha in programma di investire un miliardo di euro nell'arco del piano anche per potenziare la sua rete di data center, asset essenziale per sviluppare il Cloud che è un'area di servizi che cresce a doppia cifra ogni anno. Tim è già proprietaria di 16 data center ed entro la fine del 2026 ne sarà operativo uno nuovo che è in costruzione alle porte di Roma. Accanto a questo investimento, ci sarà il potenziamento di altre due infrastrutture con un investimento totale di circa 200 milioni che consentiranno di aumentare di oltre il 25% la capacità installata.
Sempre il prossimo anno, inoltre, dovrebbe partire la nuova società con Poste (per la quale è stata già firmata una lettera d'intenti) che abbraccerà anche l'intelligenza artificiale generativa, basata su tecnologie open-source e piattaforme sovrane. La nuova entità dovrebbe essere partecipata in maggioranza (al 51%) da Tim e dal 49% dal gruppo guidato da Matteo Del Fante. Di più si dovrebbe sapere nei primi mesi del prossimo anno quando verrà presentato il nuovo piano industriale, con la sensazione che il sodalizio avrà il compito di sviluppare soluzioni sovrane nell'ambito di un mercato (ChatGPT insegna) che sta vivendo un enorme sviluppo.
Non va dimenticato, inoltre, che Tim ha iniziato a interloquire anche con il colosso americano dei chip Nvidia. L'idea sarebbe di realizzare - sebbene con un investimento più piccolo - un'iniziativa analoga a quella che si sta cercando di mettere in pista in Germania con Deutsche Telekom per la costruzione di un centro dati da 1 miliardo di euro come parte di un'iniziativa più ampia per espandere l'infrastruttura di intelligenza artificiale in Europa.
In attesa che il settore della telefonia mobile si rivitalizzi magari con la fusione di due fra i quattro grandi operatori con infrastruttura, il gruppo sta diversificando sempre di più
rispetto al mercato italiano. Basti pensare che, sempre prendendo i dati dei primi 9 mesi 2025, la dinamica controllata brasiliana e Tim Enterprise pesano insieme 5,5 di ricavi, che equivalgono al 55% del fatturato totale.