
Da primo unicorno italiano dalle quotazioni stellari a head-chopper , tagliatore di teste. Yoox Net-a-porter, colosso dello shopping online, passato prima in mani inglesi, poi svizzere e infine tedesche, ha comunicato ieri ai sindacati l’avvio della procedura di licenziamento pero 211 dipendenti sui 1.091 attivi in Italia. I lavoratori a rischio sono concentrati a Bologna (160), sede storica dell’azienda, e a Milano.
Una notizia che non arriva come una doccia gelata se guardiamo ai numeri del portale che, di fatto, danno anche la misura di un mondo – quello della Moda – che vive una profonda crisi, spesso strutturale: nel 2024 ha registrato una perdita netta di 1,83 miliardi (-237,31%) e un fatturato di 1,29 miliardi (-15,57%). In realtà, Yoox Net-a-porter soffre da tempo di un forte crollo delle vendite ed è vittima dello scoppio della bolla digitale dei prodotti di lusso dopo la pandemia. Meno di un anno fa, la concorrente Farfetch è stata salvata dai coreani, la sua principale concorrente, Matches, è invece finita in tribunale.
«Lasciare a casa le persone da un giorno all’altro non è accettabile, senza tra l’altro nemmeno aver tentato la strada degli ammortizzatori sociali «, commenta Mariano Vendola di Filcams Cgil.
Yoox Net-a-porter (Ynap) nasce dalla mente dell’imprenditore emiliano-romagnolo Federico Marchetti nel 2000 rivoluzionando il commercio online della moda di lusso. Fu la start up “unicorno“ emiliana, in grado di raggiungere, non quotata in Borsa, una valutazione di mercato di almeno un miliardo di dollari. Nel 2015 si è fusa con la britannica Net-à-Porter e nel 2018 è passata di mano: Ynap fu comprata dal colosso svizzero Richemont. A ottobre 2024 Richemont, dopo una svalutazione di 1,3 miliardi, ha poi sottoscritto un accordo per la vendita alla tedesca Mytheresa, completato la scorsa primavera.
La vendita del gruppo a MyTheresa è arrivata dopo una serie di trattative fallite.
L’ipotesi iniziale era quella di una partnership con l’inglese Farfetch, poi finita sull’orlo del fallimento e rilevata dal gigante coreano Coupang. Altri potenziali acquirenti, come Bain Capital e Permira, si sono ritirati dalla corsa a causa del crollo delle vendite.