Un’ azione di guerriglia preparata e coordinata con computer e cellulari

Balsamo, presidente AscoBaires: «Una cosa schifosa: ho visto bimbi e nonni scappare terrorizzati»

Enrico Lagattolla

Uno scontro annunciato. Forse, premeditato. A un giorno dalla «guerriglia, sul sito di Indymedia invitavano a una mobilitazione «larga e determinata», per «contrastare attivamente la parata neofascista che la Fiamma Tricolore ha in programma». Così è stato.
Non pochi, tra quanti si trovavano in corso Buenos Aires nell’imminenza degli scontri, hanno visto gli autonomi muoversi in maniera organizzata. Un piccolo gruppo in arrivo da piazzale Loreto, a cui se ne è aggiunto un secondo all’altezza di via Vitruvio, mentre altri si spostavano nelle vie laterali allo scontro. Il tutto, con un costante coordinamento tenuto attraverso i telefoni cellulari. In molti, a quel punto, si sono fatti la stessa domanda: «Perché le Forze dell’ordine non intervengono?».
Il luogo della «battaglia», un’ora dopo, raccoglie la paura e la rabbia di cittadini e commercianti. Roberto Balsamo, presidente di Ascobaires (l’associazione dei commercianti del Corso), si dice «scioccato». «Ho visto bambini che sono scappati dopo che i violenti avevano infranto le vetrine di Mc Donald’s. È la cosa più schifosa che abbia visto. Ho accompagnato due anziani, fratello e sorella, che avevano gli occhi pieni di lacrime per i fumogeni». «Sono arrabbiato». Ma non perché «oggi ho un negozio chiuso». Ma perché «è sembrata un’azione preparata».
Ancora. Elena, 50 anni, racconta di aver visto «gruppi di giovani col volto coperto, erano qui dietro. Poi è successo tutto in un attimo, hanno appiccato il fuoco, e impedito ai vigili del fuoco di intervenire. Quando i pompieri sono riusciti a operare, era troppo tardi».
Spaventati, i molti che si trovavano sul terreno degli scontri. «Mai vista una cosa simile, sembra di essere tornati agli anni di piombo». Celestino T., davanti al suo negozio di articoli di subacquea. Risparmiato dalla «lotta», ma impressionato dal «fumo nero e denso che si alzava dalle macchine in fiamme, tra quello e i fumogeni, nel giro di pochi minuti non si vedeva più niente».
Terrorizzati anche alla «Singer», all’angolo di via Melzo. «Abbiamo chiuso tutto - racconta il titolare - e siamo fuggiti. Temevamo che le fiamme arrivassero fino a qui, per fortuna ci è andata bene». Male, invece, è andata a Wahid, cingalese, e alla sua bancarella di bigiotteria. «Me l’hanno distrutta. Sono scappato appena ho visto queste persone avvicinarsi. Poi è bruciato tutto».
Rabbia e tensione.

Tra chi sostiene che «la manifestazione dei fascisti non la dovevano autorizzare», e chi ce l’ha con «quelli che hanno combinato questo disastro». Divisi, ma non su una cosa. «Tutto questo sarà difficile da dimenticare».

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