Azionisti di minoranza messi alle strette

da Roma

«Il mercato deve puntare sulla nostra offerta, seguirci e prendere beneficio dei profitti futuri». Questa la filosofia dei due principali concorrenti per Alitalia: Air France e Ap Holding.
E in realtà per le minoranze dell’ex compagnia di bandiera non sembra esserci altra possibilità. Quei pochi piccoli risparmiatori rimasti con le azioni in portafoglio e quei fondi che le hanno acquistate (magari per replicare lo S&P/Mib) non hanno vie d’uscita.
Se prevarrà l’offerta transalpina e se decideranno di aderirvi, dovranno accontentarsi di 0,35 euro ad azione in titoli Air France-Klm. Si tratta di poco meno della metà dei 0,7202 euro della chiusura di Alitalia ieri a Milano. Se non apporteranno le azioni, dovranno confrontarsi con l’ignoto perché ancora Jean-Cyril Spinetta & C. non hanno spiegato cosa intendono fare: se lasciare quotata la compagnia italiana oppure incorporarla.
Ipotesi numero due: il Tesoro accetta l’offerta di Ap Holding e «vende» i suoi titoli a un centesimo. È poco probabile che un qualsiasi altro investitore decida di seguirlo anche perché il premio del 3% del capitale per coloro che accettano l’Opa non sembra particolarmente incoraggiante.

Il suddetto investitore vedrà diluita la sua partecipazione sia che partecipi all’aumento sia che non lo faccia perché il conferimento delle attività di Air One rafforzerà la posizione di Ap Holding. Nella conferenza stampa di ieri Carlo Toto, Corrado Passera e Massimo della Ragione non hanno fatto nessuna menzione al diritto di recesso. Comunque vada, il mercato poteva spuntare qualcosa in più.

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