Azzerare il Piano del territorio, ora anche il Pd frena

Non sarà una delibera - prendere o lasciare - ma un’informativa dell’assessore all’Urbanistica a riaccendere questa mattina la discussione sul Pgt in giunta. Due settimane fa Lucia De Cesaris annunciò che avrebbe sottoposto al voto degli assessori un atto per revocare l’approvazione del Piano del territorio. Il testo che ha ottenuto il via libera lo scorso 4 febbraio sotto l’ex amministrazione Moratti. «Le osservazioni sono state accorpate male e vanno ridiscusse una a una» aveva affermato l’avvocato. Che fino al mese scorso divideva lo studio con i legali che seguono il ricorso anti-Pgt firmato (anche) da ex consiglieri della sinistra critica che oggi fanno parte della maggioranza. L’assessore aveva denunciato «gravi lacune nel procedimento» ma per due volte la giunta si è riunita senza discutere il provvedimento. Oggi non si scappa. Anche se la delibera (che costringerebbe a voto) è sostituita da un’informativa. É il Pd a chiedere al sindaco prudenza sull’azzeramento del Piano. Giuliano Pisapia aveva promesso anche in campagna elettorale che tutte le osservazioni dei milanesi saranno riprese in considerazione. Ma sono 4.765. E in un incontro nei giorni scorsi con il sindaco la capogruppo del Pd Carmela Rozza, che conosce bene i meccanismi dell’aula, ha fatto presente che la discussione rischierebbe di paralizzare il consiglio. «Dobbiamo raggiungere l’obiettivo di dare spazio alle osservazioni dei milanesi ma anche uno strumento certo agli operatori nel minore tempo possibile» ammette. Ci sono volute 26 ore di tempo per votare la prima volta il Pgt, e con l’accorpamento che viene messo sotto accusa dall’assessore. Riprendere ogni osservazione richiederebbe come minimo 50 ore di consiglio. La via d’uscita suggerita dai democratici sarebbe quella di non revocare il voto, pubblicare il Pgt nella forma votata dal vecchio consiglio e approvare le eventuali modifiche al documento successivamente con una variante al Piano.


Il portavoce del Pdl Carlo Masseroli, ex assessore all’Urbanistica e «papà» del Pgt, si trova d’accordo con il Pd: posto che «immagino che in aula voterei contro la variante - anticipa -, mi sembra più ragionevole pubblicare intanto il testo com’è ed eventualmente valutarne le correzioni in seguito, come è consentito dalla legge. Ma rinviare ancora significa non dare certezze di legge e mettere in difficoltà soprattutto i piccoli operatori e gli investitori. Bloccare nuovo verde, housing sociale, infrastrutture e servizi».

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