Azzurri al bivio con la tremarella

Domani ad Amburgo sfida decisiva con la Repubblica Ceca: ma più degli avversari è il «dentro o fuori» a tenere in apprensione gli uomini di Lippi

nostro inviato a Duisburg
Nazionale con la tremarella. Capita quando ci si ritrova, a 24 ore da una specie di giudizio universale, dinanzi a un bivio crudele, spietato. Tornare a casa tra fischi, sberleffi e inevitabili processi ai suoi protagonisti, oppure mettersi sulla strada degli ottavi. Sarebbe il massimo se si uscisse dal vecchio Volksparkstadion rasato al suolo e ricostruito evitando l’incontro ravvicinato con l’armata del Brasile che tremare il mondo fa. Più per i nomi delle sue stelle che per i gol e le prestazioni fin qui collezionate. Nazionale con la tremarella ed è questo il fronte su cui da ieri mattina lavora Marcello Lippi, raggiunto per l’occasione da tre vecchi amici dei bei tempi andati, Domenico Arnuzzo (Samp), Gianni Bui (la torre del Torino e del Verona) e Ceccarelli (terzino roccia del Cesena): con loro trascorre una serata in allegria, può permettersi qualche sfogo e anche il racconto di qualche barzelletta. Nazionale con la tremarella. Spaventa il rischio più che la sfida con Nedved e compagnia, ridimensionati dai ghanesi e in qualche modo decimati dagli infortuni e dalle squalifiche accumulate. «Un po’ di pepe sulla coda lo sentiamo» confessa Gattuso ed è uno dei pochi a parlare chiaro e a render conto delle notti insonni inseguendo una qualificazione che qui fa rima con liberazione. Perciò il messaggio del ct al gruppo è di quelli che non si prestano a equivoci. Radunati nel pomeriggio sul prato di Duisburg, divide gli azzurri in tre squadre da 8 elementi (Ferrara reclutato se la cava ancora benino, al posto di Zaccardo direbbe ancora la sua) per non dare punti di riferimento ai cronisti e ai loro informatori interni. Organizzato al volo un mini-torneo dall’esito indecifrabile. «Ho solo due condizioni da verificare: quelle di Perrotta e Gilardino» confida Lippi a uno dei tre vecchi amici arrivati in Germania per il mondiale. E dal test effettuato, il responso è di quelli che cancellano ogni dubbio: corrono tutti e due, si allenano tutti e due, allora, per conseguenza logica, giocano tutti e due. Da aggiungere che con Perrotta guarito, concorre per il posto di mediano anche Camoranesi, scoperto più brillante rispetto agli spezzoni di esibizione effettuate.
Dinanzi al bivio crudele, di solito il ct, deve scartavetrare le sicurezze dei suoi, alimentare la fiducia e può farlo solo in un modo. Tirando dritto per la sua strada, senza cambiare indirizzo tattico. Senza modificare in modo cospicuo o ridotto il suo disegno, come manda a dire anche Cannavaro, il capitano che di Lippi è un interprete sensibile. Perciò Lippi non cambia. E dove è possibile, richiama i protagonisti del piccolo tradimento di Kaiserslautern a guadagnarsi sul campo la qualificazione e il riscatto. Delle candidature che circolano in queste ore, due su tutte, raccolgono consensi e sembrano convincere lo stesso ct, insensibile alle sirene dei giornali, attento invece ai segnali del campo. Sono Camoranesi e Inzaghi. Uno può intervenire nel caso di deludente prova di Totti, l’altro per colmare il vuoto lasciato da Toni. Ma entrambi a partita in corsa, quindi senza un preventivo piano che può risultare scombussolato dagli sviluppi inediti della sfida. Per Lippi la squadra è in salute. Ha la tremarella, a qualcuno le gambe fanno Giacomo-Giacomo, ma si tratta dei novizi, in larga misura. Perciò esce Zaccardo ed entra Grosso che a sinistra ha maggiore copertura con Gattuso di scorta. Il caldo può giocare un ruolo decisivo: spremere Totti e poi spostare in avanti Perrotta, facendo largo a Camoranesi è una delle soluzioni che frullano in testa al ct. Mai come ieri visto sereno, fiducioso, caricato a pallettoni come nei giorni felici di Torino.

«Tranquilli non torno a casa» confida ai suoi tre amici arrivati in ritiro per qualche ora. L’altra chiama in causa Inzaghi, elettrico come nelle notti di Champions league. Se la nazionale non ne avesse bisogno, vuol dire una sola cosa. Che la tremarella porta buono.

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