Non cè motivo di pensare che durante il consiglio comunale di Tovo San Giacomo, piccolo centro della provincia savonese, avvengano battibecchi degni di unaula parlamentare o del processo di Biscardi. Ma certo può capitare che qualche consigliere, magari preso dalla foga, esponga le sue ragioni con la velocità di uno scioglilingua, o che qualche suo collega un po distratto disturbi con rumori di sottofondo lorazione più sentita del rappresentante dellopposizione. Se a volte i discorsi degli amministratori possono anche passare inosservati ai più, cè sempre chi è tuttavia costretto a non perdersi una sola parola. Il compito del segretario generale risulta uno dei più ingrati, visto che è proprio il massimo funzionario comunale a dover mettere nero su bianco, a verbale, lesatto contenuto dellintera assemblea.
Le reminiscenze di ragioneria e gli elementi di «steno» potrebbero non bastare al povero segretario di fronte allimmane lavoro che lo attende ogni volta che il presidente del consiglio comunale dichiara aperta la seduta. E ciononostante nei verbali non è mai mancato un solo passaggio. Onore al solerte funzionario, devono aver pensato gli stessi consiglieri comunali, ma perché costringerlo a sudare ogni centesimo del suo stipendio quando la moderna tecnica ha già da qualche anno inventato i registratori? In fondo le segretarie mica sono costrette a ribattere cento volte in bella copia le lettere con una vecchia «Lettera 22» della Olivetti: computer e fotocopiatrici hanno fatto la loro comparsa a Tovo.
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