Milano «incoronata» capitale italiana delle baby gang. Lindicazione è giunta ieri dallIsmu, Fondazione iniziative e studi sulla multietnicità, durante un convegno a palazzo Turati. LIsmu ha usato un sistema forse empirico, i dati sono stati desunti dai ritagli stampa, ma le indicazioni appaiono comunque attendibili.
Dunque, in base allelaborazione della Fondazione, a Milano si è verificato il 20,2 per cento degli episodi riportati dalla stampa, a Roma il 13,5 e a Genova il 7,9. Seguono Torino con il 6,7 e Venezia con il 5,6.
«Nella grande città infatti ci sono più opportunità, anche di criminalità e di lavoro nero - hanno commentato gli analisti - e maggiore è la presenza di stranieri, sia regolari che irregolari. La metropoli, inoltre, fa da moltiplicatore del disagio giovanile e ha quartieri degradati, dove si concentrano i minori stranieri».
Dunque varrebbe lequazione: più grande è la città, maggiore è la presenza di stranieri e anche di bande giovanili. Non solo, la loro composizione cambia in base alle aree geografiche: le gang sudamericane, asiatiche e mediorientali sono presenti a Milano e Genova mentre quelle provenienti dallest Europa a Roma, Torino e Venezia. Milano e Venezia hanno la maggior presenza di gang rom/sinti, Roma invece di bande africane-subsahariane. Infine quelle miste sono più diffuse a Roma e Torino.
Il fenomeno più comune è quello della «banda mista», le cui gesta coprono il 25,8 per cento degli episodi riportati sui giornali. Mentre la comunità più «vivace» si è rivelata quella degli zingari, con il 22,5 per cento dei casi, seguita dallEuropa dellEst 19,1, America Latina 14,6, Asia e Medio Oriente 4,5, Africa Subsahariana 1,1. In base alletnia poi cambia anche letà media dei suoi componenti, fermo restando il limite di 18 anni per classificare una banda come giovanile. Così di fronte a una media di 15 anni, i rom/sinti iniziano a delinquere già a 12 seguiti, a salire, da giovani provenienti dallAfrica del Nord, Europa dellEst, Africa Subsahariana, Asia e Medioriente, Sud America.
Infine il tipo di reato, che risente della relativamente scarsa capacità delinquenziali dei mini-criminali: al primo posto rapine (29,4 per cento), poi furti (18,6), scippi e borseggi (11,8), lesioni e aggressioni (9,8), danneggiamenti, incendi, atti vandalici (7), omicidi tentati o consumati (6) e reati a sfondo sessuale (5,1).
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