La bacchetta di Maazel per l’Amico Charly

Piera Anna Franini

La New York Philharmonic Orchestra è la più antica orchestra d'America, classe 1842. Ha tenuto a battesimo partiture epocali come la Nona Sinfonia di Dvorák, vanta frequentazioni per pochi eletti, in testa quella con il direttore Leonard Bernstein e con Arturo Toscanini che durante gli otto anni di collaborazione la fece debuttare in Italia. Correva il 1930 e alla storica tournée se ne sono aggiunte altre sei in Italia, l'ultima risale a vent'anni fa, più lo scampolo dei tre concerti di Cagliari del 2003. Proprio durante il soggiorno sardo nacque l'idea (e si pensarono ai mezzi) di un ritorno in grande. La settima tournée è infatti una questione di questi giorni, battesimo l'8 a Roma e chiusura il 20 a Trieste. Oggi l'Orchestra fa tappa a Milano, domani e il 14 sarà nella città di Toscanini, Parma, poi a Ravenna (17 e 18) dove inaugura il festival, quindi sarà a Lubiana e come si diceva a Trieste. L'impresa è capitanata da Lorin Maazel che della compagine è direttore stabile dal 2002 (e lo sarà almeno per altri due anni). A propiziare il concerto di quest'oggi, alla Scala (ore 20), dove sono in programma la Sinfonia Jupiter di Mozart e la prima Sinfonia di Mahler, è l'associazione Amico Charly.
L'impresa è piuttosto dispendiosa: perché le trasferte costano di per sé, perché la New York Philharmonic è la New York Philharmonic e Maazel è notoriamente il direttore dai cachet d'oro. Il costo totale, secondo quanto assicura il direttore generale dell'Orchestra Zarin Mehta ammonta a tre milioni di dollari, provvidenziale - dunque - l'intervento delle Assicurazioni Generali che hanno portato ossigeno musicale a una città come Trieste all'ombra degli eventi che contano. Il tour dell'Orchestra, in barba alla febbre dei Mondiali, sta facendo il tutto esaurito, e Milano conferma le attese.
Maazel, madre olandese e padre - 102 anni ben portati, assicura il direttore - di origine ebreo-russa, è nato a Parigi nel 1930 ed è cresciuto negli Stati Uniti. Ama rimarcare il legame con l'Italia.

«Se ho fatto carriera come musicista - ha spiegato - lo devo all'insegnamento che ho ricevuto in Italia. E non mi riferisco a quello accademico, ma all'esperienza di vita fatta in questo Paese che mi ha dato spunti e stimoli importantissimi».

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