Piera Anna Franini
Un talento precoce che ha saputo attrarre lattenzione di musicisti del calibro di Luciano Berio, il compositore conterraneo, nato a Oneglia il 24 ottobre 1925, che ne fece linterprete prediletto del proprio capitolo pianistico. Incontro propiziato dalla frequentazione del Mozarteum di Salisburgo, nel 1989, e siglato da una medaglia doro al Concorso Micheli, anno 2001, presieduto dallo stesso Berio.
È Andrea Bacchetti, il pianista ligure, oggi alle soglie dei trentanni, che undicenne debuttava nella sala Verdi del Conservatorio con i Solisti Veneti diretti da Claudio Scimone. Ora Bacchetti torna a Milano, al Teatro Dal Verme (ore 21), su invito delle Serate musicali: il 28 ottobre. Programma tutto bachiano, con le Variazioni Goldberg e non le annunciate Suites inglesi e francesi (in programma nel 2006), vale a dire pagine che saranno tra poco in circolazione per letichetta Decca.
Un doppio cd che, fra gli altri, segue lomaggio a Berio. «Ho frequentato Berio dal 1989 fino a pochi giorni dalla scomparsa, nel maggio 2003. Mi regalò partiture, un album con opere sue e del padre, conservo gelosamente una sua dedica» ci spiega Bacchetti. Che ammette, «mi introdusse nel mondo della musica contemporanea, un genere che allinizio faticavo a digerire, ma dopo anni amo moltissimo. Credo che la musica contemporanea sia formativa, affina la tecnica e luso dei pedali, un balsamo anche quando si ritorna al classico repertorio del Sette e Ottocento».
Bacchetti ha conosciuto un avvio folgorante, ma tiene a sottolineare: «Rimango modesto, assolutamente terreno, non mi sono mai montato la testa. Credo che anche quelli che potrebbero permetterselo è meglio che lo evitino», chiosa con una punta di amarezza.
Bacchetti ha razionalizzato e quindi metabolizzato i problemi che intaccano la carriera dei musicisti italiani, evita le corde del lamento ricorrendo allarma dellironia. Così, solleva lannoso dilemma di questa nostra Italia esterofila pronta a stendere tappeti rossi agli artisti stranieri e a snobbare i propri.
Italiano, dopotutto, in ombra anche allestero: «Lartista italiano allestero sfonda con fatica, ci sono dischi di interpreti che da noi sono celebrità eppure non varcano il Brennero. Maurizio Pollini è forse lunico nome di pianista italiano ad avere circolazione internazionale. Italiano per modo di dire, se calcoliamo che in Italia suona solo in tre o quattro sale», dice Bacchetti.
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