«Ho un forte carattere guascone, che qualche volta mi porta in modo spontaneo a comportamenti non strettamente conformi alla forma». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi in una intervista alla rivista Gente (peraltro rilasciata in febbraio, come ha precisato il suo staff), liquidando con una battuta il suo baciamano a Muammar Gheddafi che tanto ha fatto discutere nel mondo.
«Non nego - ha detto ancora Berlusconi dopo la condanna anche italiana del regime di Gheddafi- di essere stato amico del popolo libico e lo sono ancora. La violenza va sempre condannata, ancor più se nei confronti del proprio popolo».
Quanto allevoluzione della guerra civile dallaltra parte del Mediterraneo, «non ci resta che guardare gli sviluppi futuri, sperando che i Paesi del Mediterraneo non cadano nella mani dellestremismo islamico ma siano capaci - ha detto il presidente del Consiglio - di impiantare le fondamenta solide di regimi pienamente democratici».
Infine, lemergenza immigrazione. «Essere italiani - ha sottolineato Berlusconi - significa avere nel Dna anche la cultura dell`accoglienza. L`Italia non vuole scaricare il problema sugli Stati amici. Seguiamo con estrema attenzione l`evolversi di questa emergenza per la quale auspichiamo un`assunzione di responsabilità concreta da parte dellUnione Europea».
Proprio ieri il figlio (e di fatto portavoce) del raìs libico, Seif el-Islam, ha attaccato lItalia per quello che ha definito «il suo tradimento» e ha detto in unintervista alla Repubblica e al Corriere della Sera che «siamo rimasti molto scioccati, anzi molto irritati, dalla vostra posizione perchè voi siete il primo partner della Libia al mondo». «Berlusconi - aggiunge luomo che il leader libico aveva designato come proprio successore - è nostro amico, siamo vicini, siamo amici. Potevamo aspettarci questo dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Svezia: non dallItalia. Abbiamo un futuro comune.
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