Nella Capitale allincirca il 18 per cento della popolazione necessita di assistenza quotidiana da parte di un collaboratore familiare. In questi ultimi dieci anni si è formato così un esercito di badanti, babysitter, colf, impiegate a tempo pieno o part-time, di origine straniera, e che risponde alle esigenze di chi, per un motivo o per laltro - età, malattia, handicap - vive nella condizione di non essere autosufficiente. Secondo lAdoc, in tutto sarebbero 330mila coloro che oggi svolgono questo tipo di attività a Roma. Ma, sempre in base ai numeri in possesso dellAssociazione per la difesa e lorientamento dei consumatori, un terzo di questa armata non risulterebbe in regola. Una fetta considerevole che conta oltre 110mila persone e guarda speranzosa a una sanatoria o a un nuovo (e più probabile) decreto flussi per essere messa a norma.
Nella Capitale, stando alle stime fornite dallAdoc, nel caso la proposta avanzata dal ministro Carlo Giovanardi andasse in porto, il 58 per cento delle famiglie che hanno alle loro dipendenze un lavoratore non in regola sarebbe disposto a provvedere. Il 35 per cento è più meditabondo e se i costi si rivelassero troppo elevati esigerebbe in cambio degli incentivi fiscali. Il restante 7 per cento, infine, sembrerebbe non essere interessato alla questione.
Eppure, per come stanno messe le cose ora come ora, i datori di lavoro domestico rischiano brutto. Le famiglie che danno lavoro e ospitalità a un lavoratore clandestino possono essere accusate di favoreggiamento. Lassociazione che li rappresenta, l'Assindatcolf, ha perciò ritenuto opportuno ricordare a tutti lentità delle pene previste: reclusione da sei mesi a tre anni, più una multa di 5mila euro per ogni impiegato non a norma.
Ma chi sono, più precisamente, queste colf e queste badanti di cui oggi si parla tanto? Oltre la metà (il 54%) proviene dallEuropa dellEst, il 12% dalle Filippine, il 15% dal Sud America, il 3% da Capo Verde e il rimanente 16% da altri paesi asiatici e africani. Il 61% è diplomata o laureata, e più del 40% svolgeva nel Paese dorigine lavori qualificati per uno stipendio da fame mentre da noi in media guadagna tra i 600 e i 900 euro al mese. Sono però i soldi che ci fanno risparmiare a fare la differenza e a renderle indispensabili, al punto da spingere il Governo a cercare di trovare una soluzione al fine di metterle in regola.
«Larrivo nella Capitale di badanti, babysitter e colf - ha sottolineato Carlo Pileri, presidente dellAdoc - costituisce un risparmio notevole, prima di tutto per le famiglie, che tra contributi e costi di assistenza aggiuntiva, senza di loro sarebbero costrette a sborsare tra i 10mila e i 18mila euro lanno, ma anche per lo Stato e per la Regione Lazio, tenuto conto che il costo di una degenza nelle case di riposo verrebbe a costare al welfare quasi 26mila euro a persona lanno». Che, sommati, soltanto nella Capitale fanno 8 miliardi.
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