Claudia Passa
Domenica sì, domenica no. Torna a far discutere lannosa questione dellapertura dei negozi nel giorno dedicato per eccellenza al riposo settimanale. Ma il motivo del contendere, stavolta, non è più lopportunità o meno che le saracinesche, in determinate aree della città a particolare vocazione turistica (come il centro storico o il litorale), possano essere alzate anche nei giorni festivi: a rinfocolare il mal di pancia è la libertà concessa ai commercianti di decidere quando aprire i battenti e quando restar chiusi. Con il rischio, segnalato da più parti, di uscire di casa la domenica per andare in un negozio che la settimana precedente era aperto, e restare con un palmo di naso.
Va detto che la normativa in materia è piuttosto complessa, si articola in tre livelli nazionale, regionale e comunale e prevede differenziazioni in base alla zona e al periodo dellanno. Questo non facilita le cose, ma nelle stanze dellamministrazione capitolina il proposito che va maturando è piuttosto chiaro: riunire i rappresentanti di categoria e sancire il principio per cui se i commercianti nei giorni festivi vogliono essere aperti, devono garantire la continuità. «Se i negozianti chiedono di restare aperti la domenica, allora devono aprire, altrimenti è inutile lasciare questa facoltà spiega lassessore comunale al Commercio Franco Cioffarelli -. Convocherò una riunione sul tema, e verranno studiati dei controlli». Il confronto si preannuncia infuocato: se infatti la categoria interessata come spiegano fonti della Confcommercio giudica con estremo favore lattuale sistema di regolamentazione (spiegato nellarticolo a fianco) con aperture domenicali facoltative, ed auspica la maggiore libertà possibile di autogestione per gli esercenti, fra i promotori della battaglia che a suo tempo portò alla concessione delle aperture festive si registra qualche malessere. Lassociazione «Quelli della domenica», rivendicando come «una benedizione» la conquista del lavoro festivo per i commercianti, per bocca del presidente Gianni Riposati punta il dito contro «gli improvvisati che non forniscono ai clienti un calendario continuativo e aprono soltanto qualche volta, dimenticando che al di là del guadagno cè anche la necessità di fornire un servizio. Chi ha unazienda solida e seria aggiunge Riposati ha interesse a dare un servizio continuativo. Senza dimenticare che, comunque, cè lobbligo di esporre il calendario e gli orari di apertura del negozio».
Sul piano normativo, ad annunciare novità è lassessore regionale al Commercio Francesco De Angelis, «nellottica di giungere ad un testo unico in materia, per fissare i criteri sulle nuove aperture, stabilire norme certe sugli orari, semplificare le procedure e attribuire finalmente esclusiva competenza ai comuni». Nellimmediato, lassessore rivendica linsediamento di un gruppo di lavoro «per giungere allapprovazione del documento programmatico per il commercio su aree private», che «dà ai comuni direttive per impostare i piani locali di sviluppo del commercio».
Della questione, comunque, al di là dei buoni propositi, sentiremo parlare. Dal fronte dei consumatori, infatti, con larrivo della bella stagione sembrano intensificarsi le lamentele per quella che viene definita una programmazione «discontinua e altalenante» delle aperture festive.
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