Bagdad, 80 persone ancora in ostaggio

E il segretario di Stato Usa Rice respinge i «consigli» di Blair e James Baker su come stabilizzare l’Irak

da Washington

Mentre sembra ancora lontana una soluzione del sequestro di circa 100 impiegati del ministero dell’Istruzione a Bagdad, il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha respinto i consigli del suo predecessore James Baker e del primo ministro britannico Tony Blair sui mezzi per stabilizzare la situazione in Irak. A bordo dell'aereo che la porta in Vietnam, parlando con i giornalisti che l'accompagnano a Hanoi per partecipare al forum sulla cooperazione Asia-Pacifico (Apec), prima dello scalo alla base americana di Ramstein, in Germania, la Rice ha rifiutato di stabilire un legame tra la mancanza di progresso nel conflitto israelo-palestinese e le violenze in Irak, come aveva fatto il giorno prima Blair. La Rice ha anche respinto gli appelli attribuiti a Baker di aprire il dialogo con la Siria e il Libano per ottenere il loro aiuto in Irak. «Penso che occorre fare attenzione a non dire che se c'è un progresso nel conflitto israelo-palestinese, ciò è d'aiuto in Irak», ha dichiarato il capo della diplomazia americana ai giornalisti.
Al tempo stesso, alla vigilia del viaggio in Asia per il vertice dell'Apec, il presidente George W. Bush ha ricevuto i membri del gruppo di saggi bipartisan alla Casa Bianca e ha promesso di tenere la porta aperta alle raccomandazioni che la commissione presieduta dall'ex segretario di Stato James Baker gli proporrà per risollevare le sorti della guerra in Irak.
A Bagdad, intanto, il primo ministro Al Maliki ha ridimensionato il maxisequestro avvenuto ieri nei locali del ministero iracheno dell’Istruzione (circa 150 persone rapite), parlando di un atto non legato al terrorismo, bensì a un regolamento di conti tra milizie armate contrapposte.

Ieri si sono diffuse notizie contraddittorie a proposito della sorte delle circa cento persone ancora nelle mani dei sequestratori: in un primo tempo è stato annunciato che tutti erano stati liberati in una serie di azioni della polizia irachena nella capitale, poi è stato detto dal ministero dell’Istruzione che ancora 70-80 persone non erano state rimesse in libertà. Tale cifra è stata poi ridotta a «non più di cinque» da un portavoce del governo di Bagdad. L’incertezza, ovviamente, rimane.

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