Politica

Bagnasco parla di diritto alla vita e gli arriva una lettera di insulti

GenovaOrmai è un meccanismo a orologeria. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, alla vigilia del voto parla di diritto alla vita e di difesa della famiglia tradizionale, insomma esprime i principi che dovrebbero guidare anche nelle scelte politiche i cattolici italiani, e scatta l’attacco alla sua persona. Vigliacco e anonimo, naturalmente. Due anni fa gli arrivò un proiettile chiuso in un pacchetto, e ciò indusse le forze dell’ordine a dotare l’arcivescovo di Genova di «angeli custodi» in divisa. Sabato scorso, invece, nel bel palazzo vescovile di piazza Matteotti, è arrivata una busta sospetta. Maleodorante, per cominciare. Chi l’ha aperta, nella segreteria del cardinale, si è trovato di fronte a un foglio sporcato di escrementi e con la scritta «vescovi di m...». Impossibile non collegare la missiva con il discorso pre-elettorale fatto da Bagnasco all’assemblea dei vescovi, quando il cardinale ha chiesto ai cattolici di non dare il voto a chi difende leggi palesemente contrarie alle norme della Chiesa cattolica, in primis l’aborto.
La lettera anonima, recapitata per posta ordinaria, una volta aperta è stata richiusa in una busta di cellophane e consegnata ai carabinieri del comando provinciale. «Data la forma e il contenuto della lettera non abbiamo ritenuto di rafforzare la scorta al cardinale, ma verranno effettuate le indagini per risalire al mittente», hanno dichiarato i vertici dell’Arma genovese, ridimensionando un po’ l’allarme che era scattato in città in un primo momento, quando si pensava a minacce di morte. Indagini, comunque, verranno effettuate anche dalla Digos. Bagnasco non è nuovo a suscitare forti reazioni per prese di posizione su temi delicati, al centro anche del dibattito politico. Nell’aprile di due anni fa il presidente della Cei si era scagliato contro le unioni di fatto e pochi giorni dopo era arrivata in Curia una lettera contenente un bossolo e una foto di Bagnasco con sopra una svastica disegnata a mano. In quell’occasione l’entourage dell’arcivescovo aveva definito l’atto come opera di «frange molto piccole e psicologicamente labili». Ma il cardinale era stato dotato di una scorta. Ieri il porporato ha celebrato a Genova due Messe per il precetto pasquale, una ai cantieri navali di Sestri Ponente e l’altra all’Ilva di Cornigliano, ma in nessun caso ha commentato l’episodio. Semmai domenica nell’omelia in cattedrale Bagnasco aveva ribadito parole che ieri, alla luce della lettera, sono state lette in maniera più consapevole. «Non si può silenziare il Vangelo - ha detto - non si può oscurare la misericordia di Dio, non si può tacere il mistero di Cristo: esso interessa la vita dell’uomo e del mondo».
Dal mondo politico sono arrivati messaggi di solidarietà bipartisan. «Sono fatti gravi e deplorevoli», scrive il presidente del Senato Renato Schifani «vogliono minacciare il libero pensiero della Chiesa. Le istituzioni hanno il dovere di condannare duramente e senza appello gesti inaccettabili come questo». «La libertà della Chiesa è sotto attacco» ha aggiunto il ministro per l’Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi. Gli fa eco il collega Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie che ha dichiarato che «la lettera di insulti preoccupa e addolora tutti coloro che hanno a cuore il diritto della Chiesa di esprimere liberamente il proprio pensiero».

Solidarietà a Bagnasco, tra gli altri, anche dal presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, dall’ex presidente del Senato Franco Marini (Pd), dal vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera, Enrico La Loggia, dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella e dal deputato dell’Unione di Centro Luca Volontè.

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