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Bagnasco: «Un’ulteriore prova dell’intelligenza dell’uomo»

Chi si aspettava condanne o anatemi preventivi è rimasto deluso. Ieri, a margine di una visita alla Sindone di Torino, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha commentato la realizzazione della prima cellula interamente artificiale definendola «un ulteriore segno dell’intelligenza dell’uomo», pur aggiungendo che la scienza deve essere commisurata all’etica.
«Non conosco i dettagli precisi - ha ammesso il cardinale, che lunedì aprirà i lavori dell’assemblea generale dei vescovi italiani - ho letto i titoli sui giornali, ma certamente se le cose stanno così è un ulteriore segno dell’intelligenza, dono di Dio per conoscere meglio il creato e poterlo meglio ordinare».
«D’altra parte - ha proseguito Bagnasco - l’intelligenza non è mai senza responsabilità, quindi ogni forma di intelligenza e ogni acquisizione scientifica valida in sé deve sempre essere commisurata alla dimensione dell’etica che ha a cuore la dignità vera di ogni persona nelle prospettive del creato».
Un’apertura di credito, dunque, seppure condizionata.
Più cauto L’Osservatore Romano che definisce la cellula «un ottimo motore ma non è la vita». «Al di là dei proclami e dei titoli di giornale - scrive il quotidiano vaticano in un richiamo in prima pagina con la foto della cellula ingrandita - è stato ottenuto un risultato interessante», ma ora «si tratta di unire al coraggio la cautela».
Sulla scoperta interviene anche l’ex «ministro della Sanità» del Vaticano, il cardinale Javier Lozano Barragán, secondo il quale «nessun limite può essere imposto alla ricerca scientifica» che, però, «non deve perdere di vista l’orizzonte dell’etica». «Su questi temi dobbiamo avere dei principi chiari e capire il significato dei termini: primo, nella ricerca scientifica non c’è mai creazione, ma piuttosto giustapposizione, combinazione di elementi, anche se magari una combinazione differente di quella naturale». «Poi - ha insistito il porporato - occorre tenere ben presente la regola d’oro dell’etica e cioè che quello che fa bene all’uomo è buono, e quello che lo distrugge è cattivo. Tutto dipende dall’uso che se ne farà. Dobbiamo chiederci: è per la costruzione del senso integrale dell’uomo, per fare un mondo migliore? Allora è buono. Lo distrugge? Allora è cattivo».
Secondo il cardinale Barragán «occorre essere consapevoli che l’orizzonte della tecnica è la possibilità, che si può moltiplicare all’infinito, mentre l’orizzonte dell’etica è la finalità, che deve essere per il bene dell’uomo». «Questo ci fa dire - ha concluso - che la tecnica deve progredire sempre, ma avendo come orizzonte l’etica, la costruzione dell’uomo, non la sua distruzione».
Un invito alla cautela arriva infine dal presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, monsignor Elio Sgreccia, che ai microfoni di Radio vaticana ha affermato: «Non si tratta ancora della creazione di una vita artificiale ma piuttosto di manipolazione, trasformazione».

«Un progresso - ha aggiunto - che comunque richiama il senso di responsabilità dei protagonisti della ricerca».

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