(...) legittimamente, chi trova alcune sue omelie troppo alte, troppo intellettuali (per lappunto), troppo alate, troppo Angeliche, rigorosamente con la maiuscola.
Ma lessere il vero intellettuale genovese di oggi, forse lunico, ha unaltra dimensione, extrareligiosa. Una dimensione data dalla capacità e dalla preparazione di Bagnasco, capace di spaziare dalla teologia alla filosofia, dallumanesimo integrale alleconomia integrata, con una versatilità e una capacità rara. E così, ad esempio, la sua difesa del crocifisso ha una doppia chiave di lettura; religiosa, ovviamente, e civile: «Il crocifisso ha ispirato civiltà e cultura, sia in Italia che in Europa. E questa valenza culturale, sicuramente non snatura, non svuota, il significato e la sostanza religiosa, come qualcuno ha detto».
Oppure, il richiamo ai cristiani a «non stare nelle sacrestie»: «È necessario che i cristiani conoscano le ragioni e la plausibilità della fede, per non farfugliare qualcosa su un giornale, in un colloquio o in un dibattito televisivo, a volte penosissimi. La formazione cristiana deve essere molto più seria e più solida, anche se questo costa più fatica». Con il conseguente richiamo all«emergenza educativa» e al mondo della scuola: «Cè una priorità evidente. A fronte di tanti problemi di cronaca, il tema delleducazione della persona è sotto gli occhi di tutti e tutti lo riconoscono». O, ancora, i tanti interventi etici, morali e civili su Genova e sulle sue avventure e disavventure.
Le parole di Bagnasco non hanno nulla dei «severi moniti» eternamente uguali a se stessi o delle frasi curiali nel senso deteriore che la parola sa avere.
Sussurra con un filo di voce. Ma quel sussurro è lurlo nel silenzio di una città che troppo spesso si dimentica il coraggio.
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