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Bagnino 18enne salva dalle onde padre e tre figli

«Io un eroe? Per carità. Non ho fatto nulla di straordinario, ho fatto solo il mio dovere. Sono anni che faccio il bagnino, ed altre volte mi è capitato di salvare delle persone». Antonio Sogliuzzo, poco più che diciottenne, un pezzo di ragazzo di un metro e novantadue, di giorno bagnino alla «Ficocella» di Palinuro, di pomeriggio in palestra; di notte ad alimentare la sua passione di dj appare sorpreso per tutta questa attenzione. Ha salvato quattro turisti (padre e tre figli di Treviso) in difficoltà nelle acque agitate di Palinuro, nella costiera cilentana. «Paura durante le operazioni di salvataggio? Nessuna. Solo una grande concentrazione. Se non fosse così, farei il bagnante, non il bagnino». Campione italiano juniores di karate due anni fa, figlio d'arte (il padre è cintura nera di karate al secondo dan e titolare di una palestra), Antonio è stato educato fin da piccolo secondo i precetti del suo maestro, il giapponese Miura, «il quale mi ha insegnato l'autocontrollo, il rispetto per la natura e la generosità. Quando ho visto quelle persone in mare non ho avuto alcuna esitazione. Dovevo aiutarle a tirarsi fuori dai guai». E poi c'è la passione per il mare, eredità del padre, titolare di una società per le escursioni marine. «Io e il mare siamo una cosa sola. Ma ci vuole tanto rispetto, il mare sa essere spietato». E infine la musica. «Di notte faccio il dj. Giro il Cilento in compagnia dei miei dischi. L'ultima volta è stata tre giorni fa, una festa di compleanno. Ma alle sette del mattino ero già in spiaggia». Il padre, ex militare in Marina, lo guarda orgoglioso. «Quando mi sono tuffato - continua Antonio Sogliuzzo - mio padre era a riva. È stato lui a guidarmi in ogni momento dell'operazione, con le parole e, quando il fragore delle onde non lo permetteva, coi gesti». Il salvataggio. «Non è stato facile, anche perché le onde ci spingevano contro gli scogli. Così, ho deciso di fare le cose più in fretta possibile. Ho prima messo in salvo i ragazzi, uno alla volta, e poi mi sono diretto verso il padre, che era rimasto avvinghiato ad una boa». Guarda la finestra di una abitazione a una cinquantina di metri dalla spiaggia. «Quella è casa mia». E si avvia, ma prima si gira un'ultima volta e dice: «Lo sa a cosa ho pensato stamattina durante il salvataggio? A mio nonno, che era motorista navale ed è morto un mese fa...

».

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