
Abituati al conformismo del dibattito pubblico cerchiamo ancora di trovare nella letteratura un luogo di libertà dove alberghino pensieri forti e provocatori. Quando invece anche la letteratura si piega ai dettami del politicamente corretto esprimendo pensieri e considerazioni banali, muore. È probabile che sia colpa nostra se ancora auspichiamo negli scrittori e negli intellettuali (pur avendone conosciuti tanti) la profondità di pensiero. Ma è ancor più illusorio pensare di trovare nei premi letterari, dove prevalgono altri criteri rispetto a quelli qualitativi, l'originalità tipica della vera letteratura. Così dobbiamo accontentarci del discorso di Andrea Bajani, neo vincitore del Premio Strega, che alla cerimonia di premiazione ha affermato: "fare letteratura significa contraddire la versione ufficiale. Oggi la versione ufficiale è quella del patriarcato. Con L'anniversario ho voluto raccontare la necessità che anche i maschi lo contestino".
Per una sera ci sarebbe piaciuto sentir parlare di libri senza doverci sorbire il solito sermone sul patriarcato. Se proprio Bajani avesse voluto mettere in discussione la versione ufficiale, avrebbe potuto dire che la società italiana non è patriarcale, questo sarebbe stato un discorso, oltre che vero, coraggioso. Per l'ennesima volta però a finire sul banco degli imputati è stato l'uomo in un romanzo che "rifiuta l'inaccettabile legge non scritta e politicamente e culturalmente ribadita che assegna al maschio, per un privilegio di genere, la condizione di potere. Ed è importante che la contestazione arrivi da un protagonista maschile". Il suo libro è anche un j'accuse all'istituzione della famiglia intesa non come fondamento della società ma come luogo animato dalla violenza. Già nella sinossi si parla di "un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo della famiglia". Per chiudere il cerchio non poteva mancare un riferimento al fascismo, così la figura del padre viene descritta come caratterizzata da "una costellazione di accessi d'ira, l'evidenza di una disperazione, di un quadro psichico complesso, e di un retaggio fascista negato ma sostanziale nei comportamenti".
Invece di "contestare la versione che viene data", Bajani finisce per amplificarla senza rendersi conto di contribuire ad alimentare proprio quel sistema di conformismo che a parole dice di voler mettere in discussione.