Balanchine e un Ciaikovskij mai «ascoltato»

In scena le étoile del New York City Ballet per un omaggio al celebre coreografo russo In programma anche una rara «variazione sul tema» del celeberrimo «Lago dei cigni»

Alessandra Miccinesi

Svecchiare il folclore a colpi d’espressionismo. Rivoluzionare la consuetudine accademica con lampi di modernità. Innervare al glorioso tessuto del balletto, sciolto dagli orpelli e dai formalismi del teatro classico imperiale - già contaminato dalla sperimentazione di Diaghilev e i suoi Ballets russes -, filature che rievocano trame neoclassiciste, arie da music hall, e atmosfere jazz. Una nota infilata in ogni singolo movimento, nel pieno rispetto di un’affascinante aritmetica coreutico-musicale, è il tratto distintivo dell’arte di George Balanchine: la danza intesa come musica visualizzata.
Al celebre coreografo russo, musicista e indiscusso protagonista della rivoluzione del balletto classico iniziata il secolo scorso negli Stati Uniti - sovvertimento che dal 1934, anno in cui l’artista emigrò a New York per dirigere l’American school of ballet, ha provocato una revisione globale e profonda dell’arte di Tersicore -, il teatro Olimpico dedica un doppio appuntamento, oggi e domani, nell’ambito delle manifestazioni del Festival di Primavera. Da questa sera, sulle tavole del teatro di piazza Gentile da Fabriano, si esibiranno in un prezioso ed elegante «Omaggio a Balanchine» (programma la cui menzione è rigorosamente protetta dalle norme di copyright) le etoile e i solisti del New York City Ballet.
«Innovazione nella tradizione». Questo concetto, solo apparentemente conflittuale applicato all’arte come alla vita da Balanchine, è il leitmotiv di una delle più importanti compagnie americane - 90 danzatori e oltre 150 coreografie - guidato oggi da Jerome Robbins e Peter Martins. Per questa performance di tributo al suo fondatore, il NY City Ballet chiama in proscenio i danzatori Wendy Whelan, Nikolaj Hubbe, Megan Fairchild, Tom Gould, Miranda Weese, e Charles Askegard. L’ossatura dell’Omaggio poggia su alcune creazioni balanchiniane da antologia: la ribattezzata «Apollo» - capolavoro assoluto del 1928 su musiche di Stravinskij, una vera e propria svolta nella storia del balletto -, «Tarantella» frenetico pentagramma di Louis Moreau Gottschalk, «Pavane» melodia di Ravel per il delicato assolo di Wendy Whelan ispirato alla morte di una principessa, e «Who cares?» song di velluto e mirabili contrappunti firmati George Gershwin (The man I love, Stairway to paradise, ecc). Una curiosità, per il passo a due «Ciaikovskij pas de deux» inserito in programma e che dovrebbe essere danzato nel pre-finale da Miranda Weese e Philip Neal, viene usata una partitura tardiva del terzo atto del Lago dei cigni: musica creata da Ciaikovskij appositamente per la prima ballerina del Bolshoi, Anna Sobeshcanskaya, e mai pubblicata.

Nel 1953, quando mezzo secolo dopo lo spartito fantasma fu rinvenuto negli archivi del Bolshoi, Balanchine chiese - e ottenne - di poterlo utilizzare per una sua coreografia. Assolutamente da non perdere.
(Teatro Olimpico: info 06/3265991 - prezzo dei biglietti da 20 a 30 euro)

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