Rispunta Khamenei e canta vittoria: "Il regime sionista è stato schiacciato"

Video della guida suprema dopo 8 giorni. "Trump esagera, attacchi Usa irrilevanti"

Rispunta Khamenei e canta vittoria: "Il regime sionista è stato schiacciato"
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La prima notizia è che vivo. Vispo come può esserlo un ottantaseienne che di mestiere fa la guida suprema dell'Iran, ma certamente in grado di lanciare proclami aggressivi quanto pretestuosi. Ali Khamenei è ricomparso ieri, dopo gli otto giorni trascorsi dall'ultimo video rilasciato lo scorso 18 giugno, mentre infuriavano i bombardamenti israeliani, e lo ha fatto con un altro videomessaggio di pochissimi minuti trasmesso dalle televisioni. Un discorso nel quale tutto - le posture, le espressioni, le parole di Khamenei - aveva l'aria di essere stato lungamente studiato dai registi del regime.

Khamenei appare in fotocopia rispetto all'ultima capatina pubblica: seduto, una tenda marroncina alle spalle, la bandiera tricolore della Repubblica islamica alla sua destra e a sinistra il ritratto di Ruhollah Khomeini, il padre della rivoluzione del 1979. Parla con lentezza, scandendo parole di vittoria. "Ritengo necessario porgere delle congratulazioni alla grande nazione iraniana. Le prime sono per la vittoria sul regime israeliano. Nonostante tutto quel clamore, nonostante tutte quelle affermazioni, il regime sionista, sotto i colpi della Repubblica Islamica, è quasi crollato ed è stato schiacciato". Una visione a dir poco parziale di quello che è accaduto nelle ultime due settimane, dall'operazione "Rising Lion" lanciata da Israele nella notte tra il 12 e il 13 giugno al cessate il fuoco entrato in vigore il 24.

Ma Khamenei se la prende anche con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che dall'altra parte dell'Oceano cinguetta di gioia per aver posto termine alla guerra. "Le seconde congratulazioni - declama la guida suprema - sono per la vittoria del nostro caro Iran sul regime americano. Il regime americano è entrato in guerra aperta perché se non l'avesse fatto il regime sionista sarebbe stato completamente distrutto. Tuttavia, non ha ottenuto nulla da questa guerra. Anche in questo caso, la Repubblica Islamica è uscita vittoriosa e, in cambio, ha dato un duro schiaffo in faccia all'America". Ma come? E i potenti attacchi americani al santuario nucleare di Fordow? Solletico, secondo Khamenei: "Donald Trump ha esagerato l'impatto degli attacchi sui siti nucleari. Non c'è stato nulla di significativo". Piuttosto il tycoon ha minimizzato l'impatto dell'attacco iraniano contro la base aerea di Al Udeid in Qatar, la più grande degli Stati Uniti in Medio Oriente: un raid che per Khamenei ha causato gravi danni, mentre per il presidente Usa è stato "molto debole". In ogni caso, "l'Iran non si arrenderà mai agli Stati Uniti. E se attaccati colpiremo nuovamente le basi statunitensi".

Il videomessaggio va preso per quello che è, un esercizio di propaganda. "Abbiamo visto il video dell'ayatollah: quando hai un regime totalitario devi salvare la faccia", il commento della portavoce della Casa Bianca, Karol Leavitt. Ma se non altro ha dissipato il mistero alimentato da otto giorni di latitanza dell'ayatollah, che aveva fatto temere per le sue sorti. "Potete dirci dov'è?", chiedevano le persone comuni ma anche membri dell'élite politica ai giornalisti della tv di Stato che a loro volta interrogavano (inutilmente) i funzionari governativi.

Secondo gli analisti Khamenei sarebbe tuttora nascosto in un bunker in una località segretissima dove si è rifugiato dopo il 13 giugno perché Israele potrebbe tentare di ucciderlo anche durante un cessate il fuoco e sarebbe sottoposto a rigidissimi protocolli di sicurezza che comprendono anche limitatissimi contatti con il mondo esterno. La decisione di fargli leggere un messaggio davanti a una telecamera si è resa necessaria proprio per risollevare lo spirito degli iraniani infiacchito dai bombardamenti. L'ayatollah vive e governa. È già qualcosa.

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