VIA BALBI, UN NUOVO INIZIO

Dalle urne dell’Università escono solo buone notizie. A partire dalla prima: c’è un vincitore, chiaro, netto, incontestato, e ci sono una serie di sconfitti. Poi, legittimamente, si può pensare (non è il mio pensiero) che altri candidati andavano meglio, che Benedetta Spadolini sarebbe stata un rettore migliore, che Deferrari ha una montatura di occhiali che non piace o non apprezzare che sia amico di Claudio Burlando e che lo ritenga una sorta di statista (a me, ad esempio, con tutto il rispetto per Burlando, il governatore sembra tutto fuorchè uno statista). Ma siamo arrivati a un punto per cui un’amicizia non rinnegata, in un mondo e in una città dove vediamo repentine conversioni bipartisan sulla via di Damasco o degli incarichi prestigiosi, è comunque qualcosa che fa onore. Comunque la si pensi sugli amici.
Ma un conto sono i pensieri legittimi, le simpatie e le antipatie, un conto sono i risultati. E i risultati parlano chiaro: quello a favore di Giacomo Deferrari è stato un plebiscito. Ed è stato un plebiscito contro tutto e contro tutti: campagne di stampa, intimazioni al ritiro dalla competizione, minacce di ricorsi al Tar per invalidare le elezioni, crolli strutturali, denunce alla magistratura il giorno prima che si aprissero le urne, appelli alle schede bianche, varie ed eventuali.
La realtà che emerge è che ci sono due università, come di fatto ci sono due città. Una, raccontata dai media e dagli addetti ai livori, che è fatta solo di intrallazzi e di vergogne assortite. Intendiamoci, in alcuni casi le denunce sono serie: l’inchiesta sul degrado delle strutture dell’università, portata avanti dal Giornale prima e dal Secolo XIX successivamente, è assolutamente benemerita. Ma, per l’appunto, ci sono inchieste e inchieste. E poi ci sono un’altra città e un’altra università. Che provano a lavorare e a guardare al futuro, nonostante tutto.
Ecco, credo che il plebiscito a favore di Deferrari sia la migliore risposta di quelli che vogliono lavorare con la testa rivolta in avanti e non eternamente girata alle polemiche di retroguardia su piccole beghe di paese. Ed è un risultato che va persino oltre la figura di Deferrari, che pure - con il suo curriculum ricchissimo e a prova di pettegolezzi - è stata comunque decisiva. Il neorettore ha preso 801 suffragi, a un solo voto di distacco dalla maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto, roba da elezioni per il Quirinale. Il partito delle bianche, che pure ha avuto moltissima eco sui giornali, si è fermato a 120 voti, Benedetta Spadolini a 283, tutti gli altri a 19 voti.
Ora, per l’appunto, si volta pagina. Spero che finiscano i veleni e che si lavori - tutti insieme - per un’Università che punti all’eccellenza nella ricerca e non nel pissi pissi. Per quanto ci riguarda, siamo prontissimi a collaborare per il bene di Genova e della Liguria.

E l’attenzione che ha sempre avuto per noi De Ferrari, assolutamente inedita nell’ateneo genovese, è il miglior segnale. Capire l’importanza del Giornale e della sua famiglia, di voi lettori, da parte di un rettore dimostra intelligenza. Magnifica.

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