Balducci smentisce Emiliano

Per giustificare il ricorso a De Santis nel restauro del Petruzzelli, il sindaco ha parlato di "rischio corrosione" e "interventi indifferibili". Ma quando il dirigente giunse al teatro, definì la situazione "rassicurante". Così i costi del Petruzzelli sono cresciuti del 150%

Balducci smentisce Emiliano

nostro inviato a Bari

«Lavori egregi» o pericolo di crollo? La domanda non è affatto oziosa, parlando del Petruzzelli. E la risposta, come vedremo, non è affatto scontata.
Come il Giornale ha già documentato, il cantiere per restituire ai baresi il Petruzzelli finì in mano alla cosiddetta «cricca» perché fu messa in moto la macchina dell’emergenza. E modalità e costi di quella gara sono ora sotto il microscopio del Ros, che vuol capire se anche a Bari, intorno ai lavori di restauro del quarto teatro d’Italia, si è dato da fare il «sistema gelatinoso», il network di cointeressenze tra funzionari pubblici e imprenditori che, secondo gli inquirenti, avrebbe gestito per anni appalti milionari, dal G8 ai mondiali di nuoto, passando per altri «grandi eventi».
Se questa è la sequenza logica degli eventi, la domanda che ne consegue è ovvia: per il Petruzzelli, in quello scorcio finale del 2006, era davvero necessario scavalcare le procedure ordinarie e affidarsi all’ordinanza di Protezione civile, qualificando i lavori di restauro come «indifferibili e urgenti», e spalancando così le porte del centenario teatro ad Angelo Balducci, Fabio De Santis (poi arrestati) e via dicendo? Anche perché sul Petruzzelli dalla notte dell’incendio si era già lavorato, e non poco. Era stata scavata una vasca in cemento per contenere la falda, erano stati ricostruiti cupola e tetto spiovente. Si era, soprattutto, consolidata la struttura del politeama ferito. E il collaudo di quei lavori finanziati dalla cosiddetta Legge Melandri porta la data del 14 maggio 2005. Possibile che appena 20 mesi dopo il teatro fosse già marcio?
La risposta «ufficiale», finora, è stata unidirezionale: c’era pericolo, e bisognava accelerare. L’ha detto il sindaco di Bari, Michele Emiliano, che non si è limitato a ribadire la sua distanza dalla gara d’appalto e dalla cricca («Balducci per me era uno sconosciuto», ha spiegato), ma ha voluto rivendicare l’attivazione della procedura dello «sblocca-cantieri», chiarendo che era suo dovere farlo. Perché il Petruzzelli, bruciato in una notte di ottobre del 1991, versava secondo lui in condizioni di grande criticità. «Le fondamenta erano nell’acqua, il rischio di corrosione era altissimo», ha spiegato ancora in questi giorni. Confortato dalle dichiarazioni di uno degli imprenditori che lavorarono al cantiere dal maggio del 2007, Vito Barozzi. «C’era molta umidità, non dico che sarebbe crollato, ma il rischio di gravi danni nel giro di due, tre anni era concreto», ha detto Barozzi al Giornale l’altro giorno. E ad attestare la criticità c’è, va ricordato, l’atto definitivo: l’ordinanza firmata da Romano Prodi quel 22 dicembre 2006, con cui si conferiva l’incarico a Balducci come commissario delegato per la ricostruzione.
Ma è proprio l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici che scompagina le certezze elargite a più riprese dal fronte politico. Balducci, il 31 gennaio del 2007, venne infatti a Bari per un primo sopralluogo del teatro, insieme ai due subcommissari Salvo Nastasie Ruggero Martines. E le cronache di quella visita riservano una grossa sorpresa. Il commissario entra nel Petruzzelli. Quello che per Emiliano un mese prima era una specie di palude, e che anche Barozzi (che vi metterà piede solo quattro mesi più tardi) descrive come in stato di abbandono, a Balducci sembra invece uno spettacolo consolante. «Ciò che ho visto – detta ai cronisti dopo la visita – mi rassicura. I lavori di consolidamento sono stati effettuati in maniera egregia».
Una dichiarazione dirompente, se letta alla luce di quanto è stato detto prima e dopo: che ne è dell’emergenza e della criticità, se a commissariamento avvenuto lo stesso responsabile parla di lavori «egregi», che sono già «un punto di avanzamento per l’ultima fase dei lavori che a questo punto potrà avvenire senza traumi»? Il virgolettato di Balducci, riportato tra l’altro nelle pagine baresi di Repubblica, apre certamente nuovi dubbi sulla reale urgenza di svolgere quei lavori saltando le lungaggini e i controlli degli appalti «ordinari».
Ma quelle parole sono interessanti anche se lette in un’altra ottica, quella dell’aumento dei costi in corso d’opera, che è tra l’altro uno degli elementi al centro degli accertamenti dei carabinieri. Tredici milioni di euro in più. Che Balducci, scrivendo alla Regione Puglia per batter cassa, giustifica facendo riferimento a «imprevisti incrementi dei costi sostenuti dalla Ati».

Relativamente, tra l’altro, alla famosa – anzi, famigerata – falda sotto il teatro. Che poteva aver inumidito il Petruzzelli, come sosteneva il sindaco, o invece essere ben contenuta dai lavori «egregi», come pare suggerire Balducci. Ma, di certo, non poteva essere «imprevista».

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