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Le Baleari dicono addio allo spagnolo

da Madrid

Fuori il castigliano dalle isole Baleari. O per lo meno da tutta la sua amministrazione. Si usi il catalano e si proibiscano le versioni bilingui. A lanciare la scomunica è la direttrice generale della politica linguistica delle Isole, Margalida Tous. Per la rappresentante dell’esecutivo regionale nelle isole mediterranee «l'uso del catalano si è negli ultimi tempi allentato» tanto da rendere necessario l'intervento diretto del governo. Tous ha fatto quindi stampare 30mila volantini da distribuire a tutti i dipendenti pubblici ed è comparsa lunedì per spiegare che lo spagnolo sparirà da documenti, insegne, cartelli stradali così come dai programmi informatici dell'amministrazione baleare.
Il piano di Tous - che in realtà è l'applicazione stretta di una legge del Partito popolare datata 1990 - prevede anche che il catalano diventi la lingua obbligatoria di tutto il personale del settore pubblico e addirittura di tutte le aziende che lavorano per l'amministrazione, con buona pace del bilinguismo, che fino a ieri rifletteva la composizione linguistica delle isole.
Ma la decisione del governo nasconde anche altri aspetti polemici. I rapporti con i cittadini dovranno infatti essere tenuti in catalano, a meno che il cittadino faccia esplicita richiesta di poter usare lo spagnolo, che in realtà è l'altra lingua ufficiale delle Islas, o meglio Illes. Per il resto nessun cittadino potrà più accedere ad alcun testo ufficiale in spagnolo, visto che qualsiasi materiale o campagna del «Govern» sarà realizzata in lingua catalana.
L'unica eccezione al monolinguismo istituzionale verrà fatta per i turisti e per chi risiede da poco nelle belle isole mediterranee. A tutti saranno garantite informazioni in varie lingue, a condizione che il catalano sia sempre la prima. Le critiche al governo di coalizione al potere nelle isole - in tutto sei partiti tra cui indipendentisti e socialisti - non si sono fatte aspettare. Dal Partito popolare c'è stato chi ha subito avvertito che in situazioni di emergenza il monolinguismo potrà rivelarsi pericoloso per quei cittadini ispanofoni che potrebbero non capire le indicazioni dell'amministrazione.
Il sindacato dei medici ha detto che la legge pregiudicherà il sistema sanitario delle Baleari e impedirà l'arrivo di medici dal resto della Spagna che potrebbero colmare una lacuna che al momento è di 300 specialisti. Ma a mettere in imbarazzo Tous saranno probabilmente i suoi colleghi, molti dei quali, come la basca Margarita Nájera, portavoce del «Govern», conoscono a malapena il catalano e lo usano raramente, come parte della popolazione.
La decisione delle Baleari sembra superare le leggi di altre regioni autonome come i Paesi Baschi, la stessa Catalogna o la Galizia che rivendicano l'uso delle proprie lingue, proibite durante la dittatura franchista. Il Partito popolare critica da tempo il mancato rispetto del bilinguismo in queste regioni.

In questo caso, però, dovrà andare in punta di piedi: come detto le norme a cui la Tous si richiama risalgono a una legge votata dai Popolari nel 1990, che voleva colmare «lo svantaggio sociale del catalano».

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