Tra balzelli locali, sanità e versamenti sociali anche chi è apparentemente agevolato dalla Finanziaria del Professore pagherà di più. Tutte le bugie sui tagli Ecco come la stangata sui ricchi colpisce i poveri

Per i lavoratori autonomi con reddito sotto i 40mila euro calerà l’Irpef ma aumenterà il peso dei contributi

Nicola Porro

Doveva essere la manovra di Robin Hood, ma rischia di diventare quella di Arsenio Lupin: si tassano i ricchi, ma si danneggiano anche i più deboli. Vediamo.
Una manovra «tutta tasse»
La prima balla è su come viene suddivisa la manovra. Il saldo finale dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere pari a 33,4 miliardi. Il governo ci dice che 20 provengono da riduzione della spesa e 13 dall’aumento delle imposte. Secondo i tecnici della Voce.info (non lontani dal centrosinistra) le entrate rappresenteranno invece dal 70 all’84 per cento dell’intera manovra. Più modestamente noi calcoliamo che ai 13 miliardi di aumenti fiscali previsti, si debbono sommare 4,3 miliardi di tagli ai comuni che si tramuteranno in maggiori imposte locali e 3 miliardi di tagli sanitari, in una certa misura compensati da maggiori ticket e ricorso a servizi privatistici.
Il nostro saldo è dunque di almeno 20 miliardi di maggiori imposte su 33 di manovra. A questi si debbono poi aggiungere cinque miliardi di euro: il furto sulle liquidazioni di Prodi-Damiano, come lo hanno definito in Confindustria.
Lotta di classe a 40mila euro
Il principio di questo esecutivo è stato quello di penalizzare i redditi più alti. Insomma, il leit motiv è quello del manifesto con la barca di lusso e la scritta: «Anche i ricchi piangano». Il punto è che per piangere bastano 40mila euro. La manovra è letteralmente punitiva. Il governo toglie 6,7 miliardi ai cosiddetti ricchi per dare 7,3 miliardi ai più poveri. Roba da marxismo applicato. Il ribaltamento della riforma Tremonti. Questi aveva alleggerito la tassazione sulla classe media, dopo avere alleggerito quella sui redditi più bassi. Il complesso delle manovre del precedente governo invece di far perdere gettito alle casse dello Stato, lo ha aumentato solo per i primi sei mesi del 2006 di 19 miliardi di euro. Il modulo Visco è quello dell’economia statica: le entrate non crescono e dunque si può solo redistribuirle. Sono passati cento Reagan, Thatcher, Blair, Aznar e nel suo piccolo Tremonti, ma la lotta di classe è dura a morire.
Anche i poveri piangono
Ma il paradosso è che la manovra ha lo straordinario e perverso effetto di peggiorare la vita anche ai ceti più deboli. Il 90 per cento dei 5,5 milioni di lavoratori autonomi dichiara infatti un reddito sotto i 40mila euro, e dunque dovrebbe essere beneficiario netto della manovra. Invece non è così. Gli autonomi infatti saranno chiamati a pagare 3,5 miliardi (al netto dei benefici della rimodulazione Irpef e del cuneo fiscale) per i maggiori contributi previdenziali e studi di settore.
Con una mano dunque i lavoratori avranno un beneficio Irpef (7,3 miliardi di riduzioni), con l’altra vengono loro tolti (solo per gli autonomi sono 3,5 miliardi): il beneficio per le fasce più deboli passa a 3,8 miliardi.
Compratevi una Porsche
Ma non basta. Come detto gli enti locali si dovranno rifare per 4,3 miliardi attraverso addizionali Irpef e tasse varie, di scopo e di soggiorno. Le prime si spalmeranno progressivamente su tutti i contribuenti, visto che l’addizionale Irpef potrà salire dello 0,8%. Le seconde colpiranno proporzionalmente molto più i deboli: sono imposte regressive per definizione. Se applico 5 euro di tassa fissa per il soggiorno in albergo a Firenze chi è maggiormente colpito? L’ospite del grand Hotel che paga 500 euro a notte o lo studente che va in campeggio (sottoposto alla tassa di soggiorno)? Discorso altrettanto regressivo, a parte la fascia più bassa degli esenti, sarà l’introduzione del ticket sanitario che agirà ovviamente in maniera più aggressiva proprio per i redditi più bassi. Il ministero della Sanità calcola un aggravio per famiglia da 44 euro annui.
Il governo ha demagogicamente tassato i Suv. Ma ha anche messo al bando, con tasse punitive, le macchine più vecchie e malandate. Giusto, per carità. Ma non raccontiamoci balle. Chi pensate che abbia una Fiat Ritmo dell’80, il ricco milionario?
Tasse per tutti
Tanti piccoli pezzi di un puzzle che si compone con una certa difficoltà che veniamo a riassumere in pochi numeri. Le fasce di reddito da 40mila in su vengono penalizzate dalla riforma dell’Irpef. Quelle sotto la soglia di 40mila euro hanno un vantaggio Irpef, ma solo apparente: tra tasse locali, sanità e contributi sociali ridanno allo Stato quanto risparmiato.
Anticipiamo due obiezioni. Non è detto che i comuni, a cui il governo darà 4,3 miliardi in meno, aumentino le tasse. Pronti a scommettere il nostro Suv. Gli enti locali hanno già un deficit di 2,7 miliardi. La passata Finanziaria di Tremonti ha già tolto loro 1,8 miliardi.

Secondo voi aumenteranno le imposte di qualche euro mensile per cittadino o licenzieranno dipendenti comunali inutili? Seconda obiezione: l’aumento dei contributi per i lavoratori parasubordinati, a progetto, e così via è per garantire loro una pensione dignitosa. Loro sanno che prima pagavano all’Inps 18 e ora 23: un saldo netto del 5 per cento in meno al loro stipendio mensile. E per la pensione... campa cavallo.

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