Roma - Le Poste dovranno ristampare brochure e correggere le informazioni sul sito internet dove si lodano le virtù del libretto, «esente da imposta di bollo e soggetti esclusivamente agli oneri di natura fiscale». Perché tra le modifiche alla manovra approvate in commissione ce n'è una, passata un po’ in sordina, che rischia di diventare una delle misure - insieme all’Imu sulla prima casa - che coinvolge più italiani: la tassa sui libretti di risparmio postali.
È presentato come un riordino di tutta la disciplina, ma tra gli «atti soggetti all’imposta», l’emendamento specifica che ci sono «gli estratti di conto corrente postale e rendiconti dei libretti anche postali, per ogni esemplare con periodicità annuale». Visto che generalmente con il libretto non si ricevono comunicazioni, l’emendamento precisa che «l’estratto conto o il rendiconto si considerano in ogni caso inviati almeno una volta nel corso dell’anno» anche quando «non sussiste un obbligo di invio o di redazione». L’importo è identico a quello dei conti correnti: 34,20 euro se il libretto è intestato a una persona fisica, 100 euro all’anno negli altri casi. E, anche in questo caso, vale l’esenzione per chi ha meno di 5.000 euro depositati.
Ancora non si sa quando potrà entrare alle casse dello Stato dalla promozione del libretto a strumento finanziario a tutti gli effetti, ma non sarà poco, visto il grado penetrazione del risparmio postale. In tutto i libretti sono 25,3 milioni. Un italiano su tre, compresi i bambini, ne ha uno. Va precisato che molti dei libretti contengono cifre modeste e che nei 25 milioni ci sono anche i libretti «al portatore», non soggetti alla nuova tassa perché non ci si possono depositare più di mille euro.
Forma di risparmio, quella al portatore, destinata a tramontare, anche grazie ad un altro emendamento del governo che ha posticipato a marzo l’obbligo di estinguere quelli con importo pari o superiore a mille euro, ma ha anche inasprito la sanzione per le violazioni che riguardano quelli con saldo pari o superiore a 3 mila euro. Gli toccherà pagare una multa pari all’importo del libretto stesso.
Una passione antica, quella tra gli italiani e il libretto di risparmio postale. E non conosce crisi, come dimostrano i dati diffusi ieri da Bankitalia: nel 2010 la quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani e in azioni e partecipazioni si è ridotta di quasi l’1% sul 2009, mentre il risparmio postale è salito dello 0,4%. La crescita dei soli libretti postali, è di circa il 2% all’anno. «È la ragione è semplice - spiega Carlo Rienzi, presidente del Codacons - gli italiani cercano un rifugio, un’alternativa alle commissioni delle banche troppo alte e alle incertezze della crisi».
Quindi è sbagliato tassare anche i libretti? Per il leader dell’Associazione dei consumatori no. «Il governo ha fatto bene.
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