Bambini imbavagliati con lo scotch Maestra d’asilo accusata di violenze

I genitori notano irritazioni intorno alla bocca dei figli. Uno dei piccoli rivela: «Mi lega con il nastro». Ma l’insegnante nega ogni cosa

da Roma

L’accusa è pesante: nastro da imballaggio per legare i bambini alle sedie e tenerli immobilizzati o appiccicati sulla faccia per tappare letteralmente la bocca ai più scalmanati e convincerli con le cattive a smetterla di piangere o di gridare. Una scuola materna in cui, secondo il racconto di alcuni bimbi, vigeva una sorta di «legge del taglione». Se a un bambino cadeva qualcosa, con lo scotch gli veniva legata una mano, se non obbediva all'ordine del silenzio gli veniva tappata la bocca, se si alzava dal banco veniva legato alla sedia.
Era insomma destinato a fare rumore - e l’ha fatto - l’esposto sui presunti abusi che una maestra d’asilo romana avrebbe compiuto sui bimbi della sua classe, tutti tra i 3 e i 5 anni, nella scuola materna pubblica «Maurizio Poggiali», dalle parti della vecchia Fiera di Roma. Ieri la notizia della denuncia in Procura presentata dai genitori dei bambini ha innescato una prima risposta anche dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che ha disposto l’invio nella scuola «di un ispettore centrale del ministero, per verificare il gravissimo caso segnalato», specificando che «svolgerà gli accertamenti a prescindere da altre ispezioni già condotte a qualunque titolo».
Tutto è emerso grazie alle testimonianze casuali ma convergenti dei piccoli allievi della «Poggiali». La mamma di Alice (nomi di fantasia) nota che spesso la figlia ha un’irritazione intorno alla bocca, i genitori di Carla sono preoccupati dagli strani atteggiamenti della figlia al ritorno da scuola, il padre di Fabio scopre un livido sul braccio del bambino. Tra mezze risposte e giustificazioni, tutti i piccoli hanno evocato quello strano «gioco dello scotch» che si faceva a scuola. E così Carla spiega che «la maestra mi lega col nastro», Alice racconta che quell’insegnante «mi incerotta la bocca se piango», Fabio conferma che il segno bluastro è frutto di un violento pizzico. I genitori si incontrano, scoprono le reciproche esperienze e scatta l’esposto all’Ufficio scolastico regionale. Viene informato anche Telefono Azzurro che, a fine ottobre, gira le testimonianze alla Procura di Roma e al Tribunale dei minorenni. Intanto, il «comitato» dei genitori chiede al dirigente della scuola di sospendere la maestra, ottenendo un rinvio della decisione al termine di un’indagine che era già in corso, con la promessa di affiancarle intanto un altro docente. Ma l’«accusata» si mette in malattia. Rientra proprio ieri, e si trova davanti una classe semivuota: molti preferiscono non mandare i propri figli a scuola. E lei? Addolorata, nega gli abusi.

Lo aveva già fatto in un faccia a faccia con i genitori qualche tempo fa, durante l’elezione dei rappresentanti di classe, quando rispondendo alle accuse di un padre preoccupato che riferiva quanto raccontato dal figlio ha «negato la presenza dello scotch da pacchi in classe». Scotch in realtà trovato poco dopo in un armadio della scuola con il materiale didattico dagli stessi genitori.

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